Via libera del CdM all’equo compenso delle prestazioni legali
Nella riunione di ieri, il Consiglio dei Ministri ha approvato un Ddl. che detta nuove disposizioni in materia di equo compenso e clausole vessatorie nel settore delle prestazioni legali.
Come si legge nel comunicato stampa di Palazzo Chigi, il provvedimento intende riequilibrare la posizione contrattuale dei professionisti avvocati nei confronti di soggetti connotati da particolare forza contrattuale ed economica, individuati in particolare nelle imprese bancarie e assicurative e nelle imprese diverse da quelle piccole e medie, nonché a tutelare l’equità del compenso degli avvocati, evitando che una concorrenza potenzialmente distorta possa tradursi nell’offerta di prestazioni professionali al ribasso, con il rischio di un peggioramento della loro qualità.
Il Ddl. prevede la nullità delle clausole vessatorie inserite nelle convenzioni contrattuali stipulate tra professionisti avvocati e clienti cosiddetti “forti”. Sono definite come vessatorie le clausole che, anche in ragione della non equità del compenso pattuito, determinino un significativo squilibrio contrattuale a carico dell’avvocato. Tale nullità, definita come “parziale” rispetto all’intera convenzione, garantisce il professionista perché consente l’inefficacia della sola parte del regolamento contrattuale o della singola clausola contraria alla legge, mentre la convenzione stessa rimane in vigore.
Il giudice, accertata la non equità del compenso previsto e la vessatorietà della clausola, ne dichiara la nullità e ridetermina il compenso sulla base dei parametri fissati sulla base della legge forense del 2012, che sono già destinati a operare per i casi in cui manchi una valida pattuizione tra le parti.
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