Lo stupefacente detenuto in pausa pranzo non giustifica il licenziamento
Al lavoratore spetta la tutela reintegratoria se, in base al CCNL, il fatto addebitato rientra tra le condotte punibili con una sanzione conservativa
La condotta di detenzione di sostanza stupefacente per uso personale, tenuta durante la pausa pranzo, ha rilievo disciplinare, ma può non essere sufficiente a giustificare il licenziamento.
Lo ha stabilito la Corte di Cassazione con la sentenza n. 21679, depositata ieri, condividendo la valutazione di proporzionalità operata della Corte d’Appello, che aveva ritenuto illegittimo il licenziamento intimato per giusta causa.
Nel caso specifico, al lavoratore era stato addebitato di essere stato sorpreso dai carabinieri, durante la pausa di lavoro, in possesso di 25 grammi di hashish, al fine di spaccio, custoditi nella tuta di lavoro, mentre stava rientrando in azienda. Era seguito l’arresto del lavoratore e, secondo le prospettazioni di parte datoriale, un grave discredito del nome
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