Anche i tirocinanti sono obbligati all’iscrizione alla CNPADC
I giovani che iniziano il percorso per diventare dottori commercialisti, svolgendo il tirocinio presso uno studio professionale e aprendo una partita IVA, saranno obbligati a iscriversi alla CNPADC. Lo prevede una delibera approvata all’unanimità dall’assemblea dei delegati dell’ente di previdenza, con cui è stato modificato lo Statuto, così come richiede la normativa vigente, proprio per ampliare la platea degli iscritti.
Il provvedimento, che entrerà in vigore solo dopo il necessario via libera da parte dei Ministeri vigilanti, è stato voluto con l’obiettivo di “garantire e favorire la continuità della copertura previdenziale a tutti coloro che, apprestandosi a diventare dottori commercialisti, si sarebbero comunque iscritti alla Cassa una volta conseguita l’iscrizione all’Albo”. Tanto si legge nel comunicato stampa diffuso dalla CNPADC nella giornata di ieri, con cui si ricorda che i tirocinanti potranno versare una contribuzione soggettiva pari al 12% del fatturato annuo.
In pratica, la stessa agevolazione ad oggi prevista per i commercialisti che procedono con l’iscrizione alla Cassa, i quali per i primi cinque anni (erano tre fino alla modifica dello scorso anno) non sono costretti a versare un contributo minimo obbligatorio, ma solo una percentuale del 12% su quanto effettivamente fatturato. Si tratta, quindi, di un’aliquota ben più bassa rispetto al 25% richiesto dalla gestione separata INPS, presso la quale, ad oggi, i tirocinanti sono obbligati ad iscriversi. In più, si potrà accedere anche ad alcune prestazioni assistenziali messe a punto dalla Cassa, come ad esempio la polizza sanitaria che l’ente fornisce gratuitamente anche ai pre-iscritti (soggetti che si iscrivono e versano dei contributi volontari).
“Queste iniziative, la cui applicazione è subordinata alla approvazione dei Ministeri competenti – commenta Walter Anedda, Presidente della CNPADC – si collocano nel solco delle strategie di welfare allargato che vedono favorire l’accesso alla libera professione e lo sviluppo degli strumenti competitivi per l’esercizio della stessa”.
In questo senso va letta anche l’ulteriore provvedimento adottato nel corso della medesima Assemblea dei delegati, finalizzato a evitere che i commercialisti che fatturano le proprie prestazioni alla società tra professionisti (STP) di cui fanno parte scontino una doppia contribuzione integrativa sul volume d’affari prodotto.
“Con questa delibera – conclude Anedda – viene introdotto un meccanismo che neutralizza l’attuale stortura del sistema che vede assoggettare due volte alla contribuzione integrativa del 4% le prestazioni erogate dalla STP per il tramite del professionista; evento che si realizza quando la STP emette la fattura nei confronti del cliente e quando il professionista emette la fattura nei confronti della STP per la prestazione fornita”.
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