Sfumata la proroga dei versamenti resta solo l’opzione sanatoria ex post
Con la conversione del decreto semplificazioni si potrebbe sancire il versamento entro il 30 settembre con disapplicazione delle sanzioni
Quando, come sempre last minute, è stato varato il DPCM che ha sancito il differimento dal 30 giugno al 20 luglio 2020 del termine per i versamenti dei saldi 2019 e primi acconti 2020, ai fini IRPEF e IRES, da parte dei contribuenti soggetti agli ISA e dalle partite IVA individuali in regime forfetario, un po’ tutti (a cominciare da chi scrive) hanno dato per scontato che fosse la soluzione ponte per arrivare poi a inserire un più congruo slittamento delle scadenze fino al 30 settembre 2020, con la conversione in legge del DL n. 34/2020 (c.d. decreto “Rilancio”), attesa entro il prossimo 18 luglio.
Veniva dato per scontato anche alla luce del fatto che sarebbe apparso a dir poco cervellotico che l’anno scorso, a fronte di alcune problematiche procedurali connesse alla messa a punto degli ISA, fosse stata concessa per questi soggetti una proroga dei versamenti dal 30 giugno al 30 settembre 2019, mentre, quest’anno, dopo due mesi di lockdown e problematiche tecniche di ogni tipo e su ogni fronte, per quei medesimi soggetti ne venisse concessa soltanto una dal 30 giugno al 20 luglio 2020.
Il mancato inserimento dello slittamento al 30 settembre 2020 nel testo del decreto “Rilancio” licenziato, in prima lettura dalla Camera, mina però pesantemente queste certezze, perché le tempistiche di definitiva conversione in legge del decreto rendono impossibili ulteriori modifiche al Senato e il testo deve quindi considerarsi definitivo nella sua versione “senza proroga” licenziata dalla Camera.
Resta in teoria il veicolo normativo del decreto “semplificazioni”, ma la possibilità di vedere questa misura direttamente nel testo “originario” approvato dal Governo appare remota, perché è del tutto evidente che, nella versione già approvata dal Consiglio dei Ministri, questa norma non c’è (mai infatti ne è stato fatto cenno, nonostante la sua indubbia rilevanza pratica e interesse generale) e non sarebbe di aiuto, per la residua credibilità del Consiglio dei Ministri, già pesantemente minata dall’eccessivo ricorso alla clausola “salvo intese”, che questa norma facesse improvviso capolino direttamente in Gazzetta Ufficiale.
Ecco allora che, sfumata ogni possibilità di proroga ex ante, ancorché last minute, potrebbe restare solo l’arma della regolarizzazione ex post: passata la scadenza del 20 luglio 2020, una norma inserita in sede di conversione in legge del decreto “semplificazioni” potrebbe sancire, in tempo utile per il 30 settembre 2020, che tutti i versamenti tardivi rispetto alla scadenza ormai spirata del 20 luglio 2020 potranno essere effettuati entro il 30 settembre 2020 senza applicazione delle relative sanzioni, nemmeno nella misura ridotta propria dell’istituto del ravvedimento operoso.
Proprio in questo senso si pone un ordine del giorno presentato dalle opposizioni, a latere dell’approvazione del Ddl. di conversione del decreto “Rilancio” in prima lettura alla Camera, che è stato approvato dall’Aula con parere favorevole del Governo.
Premesso che un ordine del giorno con la formula “il Governo si impegna a valutare la possibilità di” non si nega a nessuno ed è vincolante per il Governo (qualsiasi Governo) quanto lo è per Pinocchio la sua parola d’onore, si tratta di una “soluzione” che è tutt’altro che improbabile possa divenire quella effettivamente praticata.
È infatti evidente che il Governo e i Relatori della maggioranza al decreto “Rilancio” (ce n’erano addirittura tre, questa volta, un record) hanno preferito premere sui contribuenti perché il 20 luglio (o il 20 agosto, con la maggiorazione dello 0,4%) versino quel che devono, ma è altrettanto evidente che, una volta passata la scadenza (“chi ha avuto, ha avuto; e chi ha dato, ha dato”), cadono le controindicazioni e diviene anzi interessante stimolare, chi non lo avesse fatto, a versare entro il 30 settembre con disapplicazione di sanzioni.
Paradossalmente, per il Governo ciò risulterà tanto più interessante e opportuno da fare, quanti meno saranno i contribuenti che rispetteranno la scadenza del 20 luglio o quella del 20 agosto con maggiorazione dello 0,4%.
È un po’ come se, dopo tante proroghe last minute concesse da Governi di tutti i colori, questo Governo dai molti colori dicesse implicitamente ai contribuenti: se volete la proroga, venitevela a prendere, se c’avete il coraggio.
Non esattamente un rapporto Fisco-contribuenti da manuale del buongoverno, ma è probabile che, per disperazione laddove non per coraggio, i contribuenti e i loro professionisti questa proroga se l’andranno a prendere.
Anzi, pardon: sanatoria ex post.
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