Ai fini della verifica della rilevanza territoriale dei servizi di leasing nautico, non rileva il fatto che l’imbarcazione da diporto non sia in navigazione, ma ormeggiata. I periodi di effettiva utilizzazione (cioè spostamenti tra porti) vanno tenuti in conto per dimostrare l’eventuale fruizione del bene in territorio extra Ue.
L’Agenzia delle Entrate, con la risposta a interpello n. 430 pubblicata ieri, ha analizzato il perimetro di applicazione dell’art. 7-sexies del DPR 633/72 con riferimento al caso di una società semplice che stipulava un contratto di locazione finanziaria della durata di 60 mesi avente a oggetto una nave da diporto (“ad esclusivo uso privato”), la quale viene ricoverata, nel periodo invernale, in un porto italiano.
L’utilizzatore riterrebbe penalizzante computare anche tali settimane al fine della determinazione della territorialità del servizio.

Non è dello stesso avviso l’Agenzia delle Entrate, la quale ricorda che, ai sensi dell’art. 7-sexies comma 1 lett. e-bis) del DPR 633/72, le prestazioni di locazione finanziaria non a breve termine di imbarcazioni da diporto si considerano effettuate in Italia, se rese a committenti non soggetti passivi, qualora ricorrano congiuntamente tre presupposti:
- l’imbarcazione è messa effettivamente a disposizione nel territorio dello Stato;
- la prestazione è resa da soggetti passivi stabiliti in Italia;
- l’imbarcazione è utilizzata nel territorio dell’Unione europea.
Non sussiste, invece, rilevanza territoriale qualora, pur in presenza dei primi due presupposti, la nave da diporto venga utilizzata al di fuori dell’Ue. A tal fine si può far riferimento ad adeguati mezzi di prova che consentano di dimostrare gli spostamenti del natante.

Nel caso in esame, in cui, per alcuni periodi, l’imbarcazione sosta nel porto, si configura comunque l’utilizzo nel territorio unionale.