ADC: «Più tutele per l’advisor nella liquidazione giudiziale»
È necessario modificare l’art. 6 del Codice della crisi, in modo da riconoscere la prededuzione al compenso del professionista che assiste l’imprenditore nella presentazione della domanda di liquidazione giudiziale in proprio. La richiesta arriva dall’Associazione dottori commercialisti che, tramite un comunicato stampa, diffuso ieri, ha sottolineato la disparità di trattamento del professionista a seconda delle diverse procedure giudiziali.
Se, infatti, in alcuni casi è riconosciuta la prededuzione del compenso, ovvero la soddisfazione con precedenza rispetto agli altri creditori, tanto non vale per la liquidazione giudiziale in proprio. Eppure anche in questo caso, scrive l’associazione guidata da Gianluca Tartaro, “l’imprenditore/debitore ha necessità di essere assistito da un consulente competente e preparato professionalmente in materia di crisi di impresa ma anche in materia societaria, tributaria e giuslavoristica”.
L’attuale formulazione dell’art. 6 del Codice della crisi, spiega l’ADC, ha l’effetto di scoraggiare i professionisti nella prestazione del servizio: “Non si comprende – continua la nota stampa – il motivo per il quale un professionista dovrebbe assistere il debitore nella presentazione della domanda, con la consapevolezza e/o con la certezza di non ottenere il compenso spettante. È ovvio che il debitore, nella fase antecedente la liquidazione giudiziale, non dispone di somme liquide per il pagamento di debiti imprenditoriali e, pertanto, il legislatore sembra incentivare il mancato riconoscimento di un equo compenso spettante ad ogni professionista che presta la propria attività professionale, soprattutto in una fase così delicata della vita imprenditoriale e che impatta sui diritti dei creditori coinvolti”.
Una “lacuna normativa” che secondo l’ADC va colmata al più presto, “nell’ottica di una costruzione integrata del sistema di norme in materia concorsuale e in materia di tutela costituzionale del diritto di ogni professionista di essere correttamente remunerato per l’attività svolta”.
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