I messaggi di una chat di WhatsApp sono privati e segreti
Il datore di lavoro non può licenziare il lavoratore sulla base del loro contenuto, anche se denigratorio
Non può costituire, di per sé, giusta causa di licenziamento il contenuto delle comunicazioni private del lavoratore, trasmesse col proprio cellulare a persone determinate e con modalità tali da far emergere l’intento di mantenerle segrete, a prescindere dal mezzo e dai modi con cui il datore di lavoro ne sia venuto a conoscenza.
È quanto chiarito ieri dalla Corte di Cassazione, che con la sentenza n. 5936 ha confermato l’illegittimità del licenziamento intimato a un lavoratore per aver diffuso, su una chat privata di WhatsApp, alla quale partecipavano altri 13 colleghi, alcuni messaggi dal contenuto offensivo verso il superiore gerarchico team leader, di cui l’azienda era venuta a conoscenza per averne uno dei partecipanti alla chat rivelatole il contenuto.
Il licenziamento ...
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