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OPINIONI

Una manovra ad effetto ridotto

Colpisce dipendenti pubblici ed evasione fiscale, ma è un’inezia rispetto al debito pubblico italiano

/ Giuseppe REBECCA

Sabato, 12 giugno 2010

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Abbiamo la manovra. È una manovra strana, anomala, che “non tocca le tasche degli italiani”, come si è enfatizzato.
Sostanzialmente colpisce i dipendenti pubblici e l’evasione fiscale.
Il consenso è generale, sul punto, eccetto ovviamente gli interessati.
Ma viene legittimo chiedersi: la situazione è pesante, molto pesante; perché non dobbiamo concorrere tutti, ad un risanamento, seppur parziale? Perché solo i dipendenti pubblici?
Si dice che così si riduce la spesa pubblica. In realtà, invece, è come se si fosse apposta una tassa soltanto sui dipendenti pubblici; l’effetto è essenzialmente lo stesso, pur consentendo forse di evitare l’eccezione di incostituzionalità.

Quanto alla lotta all’evasione, non si comprende come possa costituire parte di una manovra. Dovrebbe esserci sempre, a regime, e non fare parte di una manovra, mai. Viene da supporre sia un tappo, o, peggio, uno slogan da sbandierare; pazienza se poi non si raggiungeranno gli obiettivi. L’importante è comunicare la manovra nel suo complesso, far passare il messaggio che a esserne colpiti sono “quelli che non pagano” o “i soliti furbi”, a prescindere dalla sua reale efficacia nel reprimere comportamenti illeciti.
Ma si tenga anche conto che, ove la manovra colpisse davvero l’evasione, avrebbe come conseguenza diretta ed immediata l’innalzamento della già alta pressione tributaria italiana. Ma è quello che si vuole? Se le entrate che si recuperano con l’evasione non servono a ridurre la pressione, ma devono costituire aumento delle entrate, non c’è scampo; aumenterà necessariamente la pressione tributaria. Al di là di tante dichiarazioni di facciata.

Ma torniamo alla situazione odierna.
Con i pur bassi attuali tassi di interesse, il debito pubblico italiano in questi anni è aumentato di circa 150 miliardi di euro in due anni, passando da 1.649 milioni del maggio 2008 ai 1.798 milioni del marzo 2010. Ove gli interessi dovessero aumentare, cosa succederà? (i titoli ammontano, a fine 2009, a 1.446 miliardi di euro, e un innalzamento di un punto di interesse porterebbe comunque a 14,5 miliardi di euro di deficit annuo in più).
Una manovra da 24,9 miliardi, per il biennio 2011-2012 così come strutturata, è quindi poca cosa, troppo poco, è un’inezia, una goccia nel mare.

Sarebbero realistici piccoli aumenti delle aliquote

I cittadini sono però realistici, e credo che nemmeno si lagnerebbero più di tanto se fosse applicata una piccola patrimoniale o piccoli aumenti delle aliquote, sopra determinati limiti di reddito. Magari il tutto accompagnato da un aumento delle aliquote sui redditi di capitale, oggi tassati in modo non razionale. Altro che colpire i dipendenti pubblici, quasi avessero chissà quali colpe. Se si ritiene che non lavorino, ci sono già strumenti adeguati. Perché colpirli?

In conclusione, manovra di poco effetto, forse anche incostituzionale, anticipatrice di una manovra ancora più grande, che, questa sì, toccherà le tasche degli italiani, il patrimonio.
Intanto, speriamo che i soldi pubblici siano spesi meglio, senza sprechi di tutti i tipi.

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