Basta divisioni fra Ragionieri e Dottori: siamo sulla stessa barca
Caro Direttore,
sono un giovane commercialista, 31 anni, giovanissimo per i canoni nazionali. Mi sono laureato come tanti colleghi e ho svolto tirocinio da un ragioniere. Sono iscritto solo dal 2007 e probabilmente non riesco bene a capire diverse cose.
Perché facciamo lo stesso mestiere, ma ci dobbiamo sentire così divisi? Nelle varie lettere che Le sono state inviate c’è una lagnanza continua, ma assolutamente giustificata, per gli attacchi esterni che vengono rivolti alla nostra categoria. Ebbene, saremo più forti se li respingiamo insieme o se continuiamo forzatamente a fare i “separati in casa”?
In questi attacchi esterni viene sempre messa in discussione la nostra disponibilità a “metterci sul mercato”, ma c’è sempre chi vorrebbe che il titolo di “dottore commercialista” potesse attribuire, a prescindere dal merito, più competenze rispetto a quello di “ragioniere commercialista”, quando in molti casi, come il mio, il percorso accademico e formativo è quantomeno simile. E in futuro, per una questione puramente anagrafica, i casi come il mio potranno solo aumentare.
Perché la Cassa Ragionieri non può unirsi con la Cassa Dottori, ma non deve neanche permettersi di ipotizzare unioni con altri soggetti quali i revisori dei conti, ai quali un esame oppure la nostra professione danno l’accesso, e con i quali la nostra professione ha affinità? Non mi sembrerebbe così scandalosa un’eventuale possibilità di accesso da parte di queste figure alla nostra Cassa.
Mi piace pensare che siamo tecnici del Paese e per questo capaci di leggere oltre i manifesti e ciò che essi ostentano. È chiaro che la Cassa Ragionieri, alla condizione attuale di iscritti zero, non è sostenibile, ma è altrettanto chiaro che anche il metodo di versamento delle pensioni attuali dei Dottori ha prospettive limitate, altrimenti non ci sarebbe stato bisogno di alzare l’età pensionabile e confermare il contributo percentuale in parcella. Oggi chi ha la mia età, ma forse anche chi ha 50 anni, non può pensare di godere delle pensioni che sono state attribuite fino a ora: realisticamente, potranno essere solo un supporto economico al fisiologico calo dell’attività che una persona anziana può sostenere.
Dico una blasfemia? Siamo sulla stessa barca, magari i Ragionieri sotto coperta e i Dottori sul ponte, ma le scialuppe di salvataggio non bastano mai in caso di naufragio.
Ci tengo a precisare che, nell’Ordine di Torino, non ho mai sentito il nostro Presidente o suoi rappresentanti esprimere scherno o diffidenza nei confronti dei Ragionieri; anzi, ai tempi dei corsi di preparazione all’esame di Stato (nonostante l’esame fosse separato, i corsi erano già unificati da tempo), a fronte di qualche “perplessità” fra i nostri futuri colleghi Dottori, il Presidente Milanese chiarì da subito che l’unificazione non sminuiva nessuno, ma rafforzava entrambe le figure.
Visto che sostengo fortemente che “siamo sulla stessa barca” e il male dei Dottori non è il bene dei Ragionieri e viceversa, mi piacerebbe che il CNDCEC portasse a livello nazionale il “modello Torino” di integrazione fra le parti sociali, e quantomeno di sopportazione fra i suoi iscritti.
Concludo affermando che sono convinto che la maggioranza “silenziosa” dei colleghi sia poco interessata a divisioni interne, ma sia estremamente interessata al fatto che 110.000 persone facciano sentire la propria voce, affinché la nostra professione sopravviva e venga considerata di supporto reale al Paese, non solo per scaricare di adempimenti la macchina pubblica, ma per aiutarla a renderli più efficienti.
Daniele Perlo
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Torino
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