Nessuna barriera nel nome del mercato: una crisi arrivata dall’Oriente
Spettabile Redazione,
ho letto con molta attenzione l’analisi di Roberto Baggio dell’Ordine di Treviso (si veda “Oriente e Occidente, le cause della crisi di cui nessuno parla” dell’11 gennaio scorso). Finalmente, qualcuno con le idee chiare sull’origine dell’attuale disastrosa situazione economica.
Pochi si ricordano, per esempio, quando politici forse un poco più avveduti, per evitare la concorrenza “sleale” giapponese nel settore delle autovetture, imposero a questi ultimi, se volevano vendere le loro autovetture in Europa, di venire a produrle in Europa.
Addirittura, si fecero cause contro le cosiddette “fabbriche cacciavite”, quelle fabbriche, situate in Europa, che altro non facevano che assemblare in Europa le parti delle autovetture prodotte in Giappone.
E adesso? Nel nome del mercato (ma di quale mercato, dico io), non abbiamo eretto nessuna barriera.
Perché? Semplice: gli USA non sapevano dove collocare i loro bond; i cinesi, furbi questi, si sono dichiarati disponibili.
Ora, nei ristretti (anzi ristrettissimi) consigli dei grandi istituti bancari, soprattutto quelli a livello nazionale, si ha più interesse verso chi si indebita che non verso chi porta denaro.
Tanto poi intervengono gli Stati.
Avete mai visto, ultimamente, qualche uomo politico statunitense che, essendo ospite delle autorità cinesi, abbia fatto qualche appello al rispetto dei diritti dei cittadini?
Roberto Perito
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Bologna
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