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OPINIONI

A difesa del dimezzamento dei contributi argomentazioni poco convincenti

Forse accettabile una riduzione di aliquota per i pensionati se il contributo soggettivo restante va a copertura del deficit individuale

/ Eleonora DI VONA

Giovedì, 26 aprile 2012

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Pubblichiamo l’intervento di Eleonora Di Vona, presidente della Giunta Nazionale UNGDCEC.

Nell’intervista rilasciata ad Eutekne.Info, il presidente della Cassa di Previdenza dei dottori commercialisti, Walter Anedda, difende la scelta di mettere in votazione, il prossimo 8 maggio, il dimezzamento dell’aliquota di contributo soggettivo per i colleghi pensionati che proseguono l’attività (si veda “Anedda: «Dalla fidelizzazione dei pensionati, gettito anche per i giovani»“ di ieri).

Prima argomentazione: lo ha fatto anche la Cassa ragionieri.
E allora?
Se la Cassa ragionieri adotta una decisione sbagliata ed irricevibile, è forse un buon motivo per fare altrettanto?
L’Unione Giovani è contraria non soltanto alla fusione dei patrimoni, ma anche alla fusione delle scelte che, dopo aver creato veri e propri trampolini previdenziali completamente sganciati dalla effettiva contribuzione versata e dopo aver blindato anche i meri diritti quesiti con pseudo-riforme messe interamente in conto ai giovani, puntano oggi a creare scivoli e facilitazioni previdenziali a favore di chi, poco o tanto, avrà comunque di più di chi verrà dopo.

Seconda argomentazione: se non si dimezza l’aliquota, i colleghi pensionati proseguiranno l’attività attraverso società di servizi o altri accorgimenti comunque idonei a consentire di evitare l’iscrizione anche alla ancor più onerosa Gestione separata INPS.
Perché questi timori non valgono quando si tratta di aumentare per tutti l’aliquota minima di contributo soggettivo?
Se la mettiamo su questo poco edificante e molto pericoloso piano, infatti, perché allora due o più giovani commercialisti collaboratori di studio non dovrebbero costituirsi in snc e fatturare in tal guisa ai rispettivi studi di appartenenza?
Allora sì che il sistema salterebbe per tutti.
Ha senso che proprio l’istituzione previdenziale sbandieri essa stessa vantaggi presunti e tutti da dimostrare che deriverebbero da questi comportamenti, invece che sottolinearne i profili di rischio e la volontà del sistema di lavorare per ottenere dal legislatore misure oltre modo penalizzanti per chi adotta simili comportamenti anti-sistema?
É chiaro che la permanenza nel sistema, dei pensionati che proseguono l’attività, è interesse anche dei giovani, esattamente come la permanenza dei giovani lo è per i pensionati; ma, quando si mette mano alle regole, i comportamenti distorsivi e anti-sistema degli uni o degli altri vanno presi in considerazione per poi adottare le opportune contromisure, non per avallarli.
Senza contare che, nel caso di specie, il rischio di fuga dei pensionati è assai meno pressante di quel che si vorrebbe dare ad intendere, non fosse altro perché una buona parte dei compensi professionali dei colleghi a fine carriera e con redditi elevati deriva da incarichi societari e giudiziari strettamente personali che mal si conciliano con ipotesi diverse da una loro confluenza nella per loro ancor più onerosa Gestione separata INPS.

Noi riteniamo che l’aliquota soggettiva debba rimanere piena perché le energie di tutti nel cambiamento delle regole devono indirizzarsi proprio nella direzione di un diverso utilizzo di quei preziosi contributi soggettivi, i quali vanno posti a graduale copertura postuma del deficit individuale generato dalla liquidazione della pensione in tutto o in parte con il metodo retributivo.
Ecco: una riduzione dell’aliquota potrebbe essere forse accettabile nella misura in cui la parte restante venisse contestualmente così reindirizzata.
É però impensabile accettare uno sfasamento temporale tra le due decisioni, perché già l’esperienza della riforma del 2003 ha dimostrato come in previdenza valga, a danno dei giovani, il motto “passata la festa, gabbato lo santo”.
Insomma, la fretta con cui si vuole porre in delibera questa delicata decisione è incomprensibile, oltre che foriera di tarpare sul nascere le ali di altre soluzioni che potrebbero essere studiate per una migliore distribuzione di oneri e benefici tra generazioni.

Un’ultima riflessione merita l’affermazione del presidente Anedda secondo cui non avrebbe senso ritenere che una decisione così delicata meriterebbe quanto meno di essere discussa dopo le ormai imminenti elezioni, da un’assemblea dei delegati e un consiglio di amministrazione rinnovati e con un preciso mandato elettorale seguente ad un opportuno dibattito anche a livello di base degli iscritti.
Perché non avrebbe quel senso che invece, secondo noi dell’Unione Giovani, ha eccome?
Perché, secondo il presidente Anedda, non si tratterebbe di una decisione politica, ma di una decisione prettamente tecnica.
In verità, tutte le decisioni determinano riflessi tecnici, ma questo non impedisce che alcune di esse rimangano intrinsecamente politiche.
Un medesimo risultato tecnico (ad esempio la maggiore sostenibilità del sistema o la maggiore adeguatezza delle prestazioni) può essere raggiunto attraverso soluzioni tecniche diverse, ma già la scelta di proporne in delibera una, piuttosto che un’altra, è politica.
In definitiva, la vestizione di tutte le decisioni come meramente tecniche è essa stessa una astuta politica che consente, a chi è ai i vertici, di gestire al meglio il confronto, grazie all’inevitabile asimmetria informativa di cui beneficia rispetto ai suoi interlocutori, perché pretende di imporre sistematicamente una valutazione sulla base dei soli effetti di ciò che viene proposto e trasforma in eretica qualsiasi richiesta di valutazione comparativa di scenari alternativi, i cui contorni sono inevitabilmente indefiniti proprio in virtù della scelta di non sottoporli all’esame dell’Assemblea con il medesimo grado di approfondimento tecnico.
Una astuta politica che, nell’ambito della nostra previdenza, va avanti da oltre dieci anni, ma proprio per questo lascia ormai il tempo che trova per l’Unione Giovani e, confidiamo, anche per i delegati cassa e tutti i colleghi.

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