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LETTERE

Sanzionato perché troppo diligente: piccole (dis)avventure fiscali

Lunedì, 14 novembre 2016

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Spettabile Redazione,
desidero condividere con voi alcune riflessioni che scaturiscono da un piccolo caso di piccole (dis)avventure fiscali di un piccolo contribuente, sul quale ho avuto il (dis)piacere di confrontarmi con l’Agenzia delle Entrate.
Il nostro contribuente, a giugno del 2014, paga con un anticipo di un paio di settimane rispetto alla scadenza ordinaria il saldo delle imposte per l’anno 2013, utilizzando in parziale compensazione un credito che poi si accorge essere non spettante.
Resosi conto di ciò, il contribuente provvede, quasi immediatamente e comunque entro la scadenza ordinaria che era prevista per il pagamento, al riversamento con F24 della somma corrispondente al credito che in prima battuta era stato erroneamente compensato.

Considerato che tutte le imposte dovute erano state integralmente e tempestivamente assolte entro la scadenza, il nostro personaggio dormiva sonni tranquilli... fino a scoprire che così non la pensa l’Agenzia dell’Entrate. L’Ufficio, infatti, ritiene che il nostro contribuente debba essere sanzionato perché ha pagato prima della scadenza!!!
Se il primo versamento fosse stato effettuato il giorno della scadenza (o comunque non prima del secondo) infatti, non si sarebbe esposto in F24 un credito non spettante. Ormai, invece, il contribuente ha scritto indelebilmente sul modello F24 di utilizzare un credito di cui non disponeva. Se poi, nella sostanza, ha pagato tutto entro i termini, non conta niente.

Il contribuente deve essere sanzionato, come se non avesse pagato! E per giunta con l’applicazione (che grida vendetta da sola) degli interessi per ritardato versamento da calcolarsi non solo per la decina di giorni intercorrenti tra il primo versamento (nel quale era stato esposto nel modello F24 l’utilizzo del credito) e il secondo versamento integrativo, ma considerando quale data finale quella della liquidazione della dichiarazione da parte dell’Agenzia delle Entrate (!): un anno di interessi per aver utilizzato (secondo la tesi dell’Agenzia) un credito non spettante per dieci giorni!
Alla domanda “perché?“, l’Agenzia risponde che quelle sono le “regole interne” (?) e che si può sempre fare ricorso.

Mettendo da parte i consueti slogan sul Fisco amico, il caso brevemente illustrato appare, a mio giudizio, emblematico sul bizantinismo che permea la nostra macchina fiscale e la Pubblica Amministrazione in generale, lasciando non poca amarezza se si pensa alla quantità di risorse ed energie che vengono indirizzate nei confronti di contribuenti che, come quello del caso in oggetto, ha pagato tutto e tutto nei termini, mentre scorrono inesorabili e imperanti il fiume dell’evasione da una parte e quello dei condoni dall’altra.


Marco Billone
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Firenze

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