Non esiste un pensiero unico pro sciopero e nemmeno anti adempimenti
Spettabile Redazione,
ho sempre ritenuto che le professioni liberali fossero proprie degli uomini liberi.
Alcune lettere al quotidiano fanno tuttavia venire qualche dubbio in merito a noi commercialisti: non c’è più nemmeno il diritto di esprimere un parere contro lo sciopero?
Le pubblicazioni di pareri difformi dal presunto pensiero unico “pro sciopero” sono classificabili alla stregua di “derive”?
Riconoscendo a questa pagina di Eutekne.info (senza bavagli imposti da nessuno) l’utilità che gli è propria, da semplice “commercialista qualunque” vorrei aggiungere queste domande per il collega di Torino: le associazioni sindacali che hanno indetto lo sciopero rappresentano la totalità dei commercialisti?
Non è singolare che i sindacati dei commercialisti siano gli unici a contestare i provvedimenti del Governo con uno sciopero, mentre le associazioni di categoria degli artigiani e commercianti, o addirittura Confindustria, non stanno certo assumendo iniziative tanto clamorose?
Come si fa a ritenere adempimenti inutili i controlli incrociati analitici sulle fatture se nei primi anni delle detrazioni del 36% per lavori edili i controlli del Fisco sugli emittenti le fatture hanno dimostrato che più del 50% delle fatture emesse non venivano registrate nonostante il tracciamento bancario (tant’è che è stato necessario introdurre la ritenuta bancaria sui bonifici)?
Enrico Danelli
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Lecco
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