Eliminazione dei marchi dal Patent box per evitare censure
Con la risposta a interrogazione parlamentare n. 5-01949, il Sottosegretario all’Economia Bitonci ha chiarito che l’eliminazione dei marchi dal Patent box italiano è attuativa degli standard minimi previsti per evitare pratiche fiscali elusive.
La questione posta riguarda l’eliminazione dei marchi dal regime Patent box, avvenuta mediante l’art. 56 del DL n. 50/2017 convertito in ottemperanza a una raccomandazione OCSE, con riferimento al quale è stato chiesto “se il Ministro sia a conoscenza della suddetta limitazione nell’utilizzo di uno strumento come il patent box, frutto di una raccomandazione non vincolante rispetto alla quale il Governo avrebbe potuto far valere l’interesse nazionale, chiarendo se e come intenda porre rimedio a questo grave errore strategico che, di fatto antepone generiche raccomandazioni OCSE al bene dell’imprenditoria italiana”.
Al riguardo, è stato affermato che la mancata attuazione dello standard minimo sul regime Patent box avrebbe comportato una censura del nostro regime pubblicamente dichiarato pratica fiscale dannosa, con conseguente danno di immagine per l’Italia come Paese sostenitore della lotta alle pratiche fiscali elusive. Inoltre, avrebbe autorizzato gli altri Paesi membri ad applicare misure difensive ritorsive nei confronti dell’Italia e degli operatori economici italiani.
Nella risposta viene inoltre evidenziato che, in sede di negoziazione delle modifiche da apportare al regime in discussione, l’Italia è comunque riuscita a garantire, quale regime transitorio, la conservazione dei benefici del regime Patent box secondo la disciplina originaria per tutto il quinquennio di validità e, comunque, non oltre il 30 giugno 2021 per i contribuenti che hanno esercitato l’opzione per i primi due periodi d’imposta di applicazione dell’agevolazione (2015 e 2016).
Vietata ogni riproduzione ed estrazione ex art. 70-quater della L. 633/41