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Martedì, 11 novembre 2025 - Aggiornato alle 6.00

ECONOMIA & SOCIETÀ

Attesa stabilità sui tassi eurozona

Lieve increspatura solo sulle scadenze a medio lungo termine; incidono le maggiori probabilità che per almeno un anno la Bce lasci invariati i tassi

/ Stefano PIGNATELLI

Martedì, 11 novembre 2025

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Continua la fase di sostanziale stabilità sui tassi eurozona. Si riscontra solo una lieve increspatura sulle scadenze a medio lungo termine con quelle a breve ferme. Gli spunti direzionali sono pochi e le prospettive di politica monetaria restano saldamente legate all’attuale livello dei tassi Bce (2% depo; 2,15% refi; 2,40% rifinanziamento marginale; segui tassi e valute su www.aritma.eu).

Nessuna sorpresa sulle prospettive di inflazione, che restano ancorate al target del 2%; il calo sotto target che si vedrà quasi sicuramente a inizio 2026 è stato giudicato dall’ufficio studi Bce come transitorio e derivante da fattori statistici che non modificano l’inflazione di medio temine saldamente vincolata al 2%.
In virtù di questo le attese sull’Euribor 3 mesi (fixing all’1,99%) si sono praticamente portate – nelle ultime due settimane – a ipotizzare un livello del 2% per i prossimi tredici mesi. Un rialzo Bce, stando alla scaletta dei tassi Future Euribor e ai tassi Ois prospettici,  è atteso tra fine 2027 e inizio 2028.

Si ricorda che i tassi Future Euribor 3 mesi sono ricavati implicitamente dalle quotazioni dei contratti Future Euribor negoziati a Londra, mentre l’overnight index swap è l’accordo tra due parti che si impegnano a scambiarsi per un certo periodo predefinito, una serie di pagamenti giornalieri a tasso variabile in contropartita di un tasso fisso Ois.

I tassi Irs, che sono la media opportunamente capitalizzata dei tassi attesi Euribor 3 mesi, sono stabili sul tratto 2-3 anni (2,15% e 2,23%), mentre si sono leggermente increspati il 10 anni al 2,68% e il 5 anni al 2,38%.
Poco mossi anche i rendimenti Bund con il decennale in area 2,65% e il 2 anni al 2%.

Le prospettive di inflazione, nonostante le rassicurazioni del capo economista Bce, restano comunque incerte per effetto dello scenario tuttora variabile delle politiche commerciali a livello mondiale.

Le prospettive di inflazione restano incerte

Una maggiore volatilità e avversione al rischio nei mercati finanziari – timore che sta emergendo nell’ultima settimana – potrebbe gravare sulla domanda interna e ridurre quindi l’inflazione.
Per converso l’inflazione potrebbe risultare superiore se la frammentazione delle catene di approvvigionamento mondiali spingesse al rialzo i prezzi all’importazione, riducesse l’offerta delle materie prime critiche e accrescesse i vincoli di capacità produttiva nell’economia interna.
In sostanza forse nei prossimi mesi la dinamica dell’inflazione tornerà sotto i riflettori probabilmente più della crescita.

In settimana dall’eurozona Pil e indice Zew tedesco, dagli Usa è in calendario l’inflazione ma è probabile che la pubblicazione del dato venga rinviata nonostante l’accordo tra repubblicani e democratici per porre fine allo shutdown più lungo della storia americana.

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