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Coronavirus, per ADC e ANC non basta la sospensione degli adempimenti nella zona rossa

/ REDAZIONE

Giovedì, 27 febbraio 2020

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Il decreto del MEF del 24 febbraio 2020, pubblicato ieri in Gazzetta Ufficiale, che sospende i termini i termini dei versamenti e degli adempimenti tributari nei Comuni di Lombardia e Veneto colpiti dall’emergenza epidemiologica COVID-19 (si veda “Sospesi bonari e versamenti fino al 31 marzo nelle aree colpite dal coronavirus” di oggi), rappresenta un “atto dovuto verso una parte del Paese in difficoltà”, ma non basta.
Lo sostengono le associazioni sindacali dei commercialisti ADC e ANC, che ieri, con un comunicato, ritenendo la misura necessaria, ma non sufficiente, hanno chiesto che si valuti una serie di altri interventi.

Prima di tutto si dovrebbe considerare lo slittamento delle scadenze degli adempimenti fiscali (liquidazione periodica 4° trimestre, Certificazioni Uniche e dichiarazioni dei Redditi tardive) anche nelle zone gialle (Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Liguria), almeno al 16 marzo. Secondo i sindacati questo provvedimento dovrebbe essere esteso anche alle Marche.
Inoltre, se non si adottano misure che prevedano l’erogazione di contributi alle imprese, la richiesta è di ricomprendere nel provvedimento anche i professionisti che lavorano a fianco delle aziende.

Le Regioni interessate dovrebbero poi valutare l’utilizzo dei fondi strutturali con l’emissione straordinaria di bandi urgenti e il MISE dovrebbe considerare di destinare parte dei fondi 4.0 per l’acquisto e l’implementazione di software per il lavoro telematico a distanza da parte di professionisti o imprenditori in difficoltà.

ADC e ANC ritengono necessaria la riattivazione della CIG in deroga anche per gli studi professionali, vista la massiccia assenza del personale dipendente causata dalla chiusura delle scuole e delle attività ludico-sportive.

“Dalle segnalazioni che riceviamo – concludono i sindacati – sappiamo che è l’intero comparto delle professioni a essere in difficoltà. Anche i residenti in zone non colpite, infatti, lavorano con le attività delle zone rosse e gialle e quindi, pur non essendo direttamente interessati da provvedimenti di quarantena, ne soffrono le conseguenze”.

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