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LETTERE

Nel Far west del click day si tratta solo di fortuna

Giovedì, 30 aprile 2020

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Gentile Redazione,
mattina del 20 aprile 2020, ore 10.00.
Tutti davanti al pc per il cosiddetto click day: la Regione Lazio corre in soccorso di piccole imprese e professionisti colpiti dalle conseguenze dell’emergenza da COVID-19 e promette prestiti di taglio fisso di 10 mila euro a tasso zero, rimborsabili fino a 60 rate, la prima dopo 12 mesi.
L’opportunità è preziosa, la Regione la pubblicizza con grande spiegamento di mezzi su tutti i canali social e anche tramite i singoli Comuni.

Molti piccoli imprenditori laziali, con i negozi chiusi ormai da più di un mese e incassi azzerati, persi nel deserto dell’incertezza più assoluta, la vedono come un miraggio, un’oasi per dissetarsi, seppure momentaneamente.
Quindi, appena il bando viene pubblicato, assistiti con dedizione dai propri commercialisti, destinano le migliori energie per compilare la domanda sul sito di www.farelazio.it perché sia assolutamente tutto pronto nella data annunciata per l’inizio della protocollazione. Molti si attivano subito, nonostante le difficoltà del momento, per dotarsi anche di firma digitale, visto che il bando la richiede per firmare il contratto definitivo.

Si tratta però di un’impresa quasi impossibile, a dispetto della “sburocratizzazione” tanto sbandierata. La domanda consta di ben 30 pagine, si devono inserire praticamente tutti i dati aziendali (matricola INPS, INAIL ecc.), anche se, naturalmente, essi sono già in possesso delle pubbliche amministrazioni, e alcuni dati obbligatori non di facile reperimento, tipo il codice SAE.
La pagina web è lenta nel caricamento dei dati e riporta in continuazione errori che dovrebbero risaltare “evidenziati in rosso” e che invece non si trovano, come in un’assurda caccia al tesoro.
Si devono allegare autocertificazioni, da firmare a parte e scansionare, documenti di inizio attività ecc.
Si deve addirittura relazionare sulla tipologia del soggetto e sulla finalità del progetto da finanziare.
Ma non importa, si fa, ne vale la pena.

Il colmo però si raggiunge quando la Regione annuncia che le risorse sono limitate e che le domande verranno accettate in ordine cronologico di presentazione, fino a esaurimento fondi.
Dopo soli 5 minuti dall’apertura della procedura le domande sono già circa 5.000, le risorse stanziate sono virtualmente già esaurite.

Purtroppo, non si tratta di una prassi episodica e solo laziale, ma spesso è diffusa a livello nazionale, paventata anche per le domande per il reddito di sostegno INPS, applicata anche a molte iniziative messe in atto da varie Regioni.
Non si gioca così con le speranze della gente.

Gli stanziamenti possono essere limitati, si capisce, ma quello che non si capisce è perché non si sia potuta stilare una graduatoria di merito delle domande, attribuendo un punteggio, ad esempio, alla tipologia di attività (se destinataria o meno di misure restrittive) o alla dimensione aziendale, che sarebbe un buon criterio per valutare l’attitudine all’accesso al credito su canali alternativi.

Vince il pistolero più veloce!
No, nemmeno. Qui si tratta solo di fortuna, come in una triste roulette russa del contributo pubblico.


Sonia Quaranta
Presidente ADC Tivoli

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