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LETTERE

Pensare di impedire le violazioni alla legge con un’altra legge è illusorio

Sabato, 25 luglio 2020

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Gentile Redazione,
mi par di notare un crescente numero di disposizioni legislative fondate su un presupposto probabilmente errato, ovvero che sia possibile ottenere il rispetto di una legge con un’altra legge.

Prendiamo l’idea che riducendo il limite per il pagamento per contanti si riduca l’evasione fiscale.

Apparentemente sembra giusto e logico: il pagamento in contanti non è tracciato e quindi si fa fatica a ricostruire il fatto economico sottostante se è regolato per contanti. D’altra parte se il pagamento avviene con moneta elettronica tracciata, la transazione non può sfuggire ed il “nero” è scongiurato.

Ergo, basta abbassare la soglia del contante per costringere chi paga a farlo in modo tracciato e chi incassa ad emettere il documento. A quel punto – si pensa – il fenomeno dell’evasione condivisa si ridurrebbe ai minimi termini.

Ma se questo fosse l’effetto rispetto all’evasione fiscale, lo stesso si dovrebbe osservare per altri reati.

Ad esempio, si dovrebbe osservare l’estinzione delle estorsioni ai commercianti (è proibita l’estorsione, ed ora è anche proibito pagare in contanti il pizzo oltre una certa soglia), ed anche del traffico di droga: mi riesce difficile immaginare che i trafficanti all’ingrosso regolino i pagamenti con bonifici bancari. Essendo proibito pagare in contanti oltre 1.000 o 2.000 euro, i trafficanti da un bel pezzo dovevano avere le ore contate.

Con qualche riflessione in più si può ben concludere che moltissimi reati sarebbero impossibili da realizzare rispettando la regola del pagamento per contanti limitato. Dalla corruzione (pubblica e privata) ai furti: come fa il ladro ad incassare il corrispettivo della vendita di un’auto rubata?

Di tutta evidenza, la realtà smentisce la validità dell’idea, e la ragione è talmente evidente che non spreco energie mentali per spiegarla (non volendo fare la fine di Monsieur Lapalisse).

La smentita evidenziata dai fatti non riguarda soltanto la constatazione che gli altri reati vengono continuamente compiuti indipendentemente dalla soglia di pagamento dei contanti, ma emerge osservando che anche i sostenitori di questi provvedimenti ammettono che una fetta enorme dell’evasione è (o meglio dire “sarebbe”) commessa dai giganti del web, che di contanti non vedono nemmeno l’ombra…

Figlie della stessa impostazione mi sembrano le regole sull’autoriciclaggio (una specie di sovrimposta sul reato presupposto), sul modello 231 (una specie di estensione dotta del concetto che “è veramente proibito violare la legge”, più adatto ai paesi a common law che non a quelli a civil law) e su certe regole sanzionatorie del sistema fiscale.

La sanzionabilità separata sia dell’omessa fatturazione e che della conseguente infedele dichiarazione si fonda sulla stessa idea: anche se evadi (non emetti la fattura) sei tenuto ad indicare i proventi evasi nella dichiarazione dei redditi. Se non fai nemmeno questo incorri in una seconda violazione. Peccato che non ho mai visto né sentito di alcuno che abbia violato la prima regola senza violare la seconda, ovvero che abbia deciso di non violare la prima regola per via dell’esistenza della seconda.

Ciò mi conforta nella mia riflessione iniziale: pensare di impedire le violazioni ad una legge con un’altra legge è un esercizio illusorio, che aggiunge complicazioni inutili nel sistema ed allontana dalla sostanza.
Semplifichiamoci la vita: stabiliamo definitivamente, una volta per tutte, che rubare è proibito, e sfrondiamo il sistema dalle inutili burocrazie imposte dalle regole “confermatorie”.


Giampiero Guarnerio
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Milano

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