Compensi per docenze mai riferibili allo studio associato
La risposta a interpello n. 489/2021 di ieri illustra il trattamento fiscale del compenso percepito da un dottore commercialista, socio di studio associato, in forza di un contratto di docenza stipulato con un’università estera.
Nel caso di specie, il commercialista socio è privo di partita IVA individuale. Inoltre, sulla base del regolamento di esecuzione dello statuto dello studio associato, questi è tenuto a riversare allo studio medesimo tutti i redditi da lui percepiti.
Per via di tale obbligo di riversamento, l’istante ritiene che gli emolumenti percepiti per la docenza siano riconducibili nell’ambito applicativo dell’art. 51 comma 2 lett. e) del TUIR, che esclude dal reddito di lavoro dipendente i compensi reversibili spettanti al dipendente o al collaboratore di un’impresa per incarichi svolti in relazione a tale qualità (ex art. 50 comma 1 lett. b) del TUIR).
Tale impostazione non è condivisa dall’Agenzia, ad avviso della quale le somme percepite sono tassate in capo al commercialista/docente e vanno ricondotte tra quelle corrisposte a titolo di borsa di studio o di assegno, premio o sussidio per fini di studio o di addestramento professionale (ex art. 50 comma 1 lett. c) del TUIR), a nulla rilevando l’obbligo di riversamento allo studio associato (che assume importanza solo nei rapporti interni tra quest’ultimo e il socio).
L’Amministrazione finanziaria giunge a tale conclusione considerando le caratteristiche dell’incarico di docenza, che ostano alla configurazione di quest’ultimo quale prestazione resa dallo studio associato.
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