Per la partecipazione all’impresa familiare non basta l’attività di studio per la laurea
Confermando un orientamento consolidato, la Cassazione sostiene che l’attività svolta deve essere correlata all’accrescimento della produttività
Il riconoscimento dell’esistenza dell’impresa familiare non può prescindere dalla valutazione dell’apporto lavorativo reso dal familiare a favore dell’impresa, il quale deve essere continuativo e prevalente, oltre che effettivo e non meramente potenziale e astratto.
È il principio sancito dalla Cassazione con la sentenza 24 novembre 2022 n. 34699, nella quale i giudici, dopo aver ricordato che ai fini fiscali la partecipazione all’impresa familiare deve rispettare i requisiti di forma previsti dall’art. 5 comma 4 del TUIR, precisano che la sussistenza di tali requisiti non preclude all’Amministrazione finanziaria di “riqualificare, prima in sede di accertamento fiscale e poi in sede contenziosa, i contratti sottoscritti dal contribuente, ovvero
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