La riforma tributaria ha il vecchio vizio dell’incertezza delle scadenze
Gentile Redazione,
mantenendo la promessa fatta il Consiglio dei Ministri procede al varo della riforma tributaria con l’approvazione dei decreti delegati, tanti, che daranno corpo al nuovo fisco del 2024.
La lettura non è agevole perché non siamo in presenza di un testo unico (verrà) ma di interventi di modifica a mosaico, che affrontano una miriade di problematiche in genere proponendo miglioramenti, ma come giustamente rilevato dalla stampa specializzata riappare un vecchio vizio della struttura legislativa: l’incertezza sulle scadenze e la passione per i termini “nominali”.
Non siamo in presenza di una situazione emergenziale come era nel 2020 ma di nuovo i testi proposto alimentano dubbi sulla entrata in vigore, sulla portata delle modifiche con decorrenza immediata o differita, sulla valenza di termini “perentori” (il panorama fatto da Alice Boano sul numero del 5 gennaio è emblematico!) che non sono accompagnati da obblighi o rimedi ma soddisfano solo l’immagine (si veda “Lettura immediata del dispositivo con proroga massima di sette giorni” del 5 gennaio 2024).
Quella domanda di certezza che tutti gli studi professionali avanzano con decisione rischia di essere anche questa volta non esaudita, eppure basterebbe poco per offrire ai professionisti della fiscalità punti di riferimento stabili: obblighi reciproci precisi e indicazioni precise, come per altro predicato nello Statuto del contribuente.
Ma si rischia, almeno a vedere quanto sino ad ora proposto, di fare la fine della biblica “voce che grida nel deserto”!
Eppure i professionisti non chiedono altro che di essere messi in grado di operare con serenità e certezza.
Alberto Arrigoni
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Milano
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