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Sabato, 6 dicembre 2025 - Aggiornato alle 6.00

ECONOMIA & SOCIETÀ

Decisione difficile per la Fed

Se riuscirà ad articolare chiaramente il percorso da seguire e se il consenso sulla decisione sarà ampio, allora i mercati potranno reagire positivamente

/ Stefano PIGNATELLI

Sabato, 6 dicembre 2025

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I riflettori sono puntati su mercoledì 10 ore 20 quando la Fed comunicherà la decisione sui tassi. I mercati – cioè i tassi Future Fed Fund – incorporano una probabilità del 90% di taglio di 25 cent. (tre settimane fa era al 35%) con il Fed Fund che scenderebbe a 3,50%-3,75% (segui tassi e valute su www.aritma.eu).

Sembrerebbe apparentemente una riunione dall’esito scontato, in realtà è una delle più incerte di sempre. La Federal Reserve, talvolta criticata per essere troppo orientata al consenso, potrebbe andare infatti incontro a una serie di voti divisi sui tassi di interesse che potrebbero indebolire il suo messaggio. Sta emergendo una frattura tra i responsabili della Fed poiché i progressi in materia di inflazione si sono arenati proprio quando la creazione di posti di lavoro stava perdendo vigore, mettendo in diretto conflitto gli obiettivi della banca centrale statunitense di un’inflazione al 2% e di un’occupazione massima.

Il recente shutdown ha complicato ulteriormente le cose, ritardando i dati che potrebbero chiarire la direzione dell’economia. La riunione di questo mese sembra destinata a produrre diversi dissensi, indipendentemente dal risultato. Ben cinque dei dodici membri votanti hanno espresso opposizione o scetticismo nei confronti di un ulteriore taglio, mentre un nucleo di tre membri auspica un calo dei tassi. Il FOMC, braccio operativo della Fed, non ha avuto tre o più dissensi in una riunione dal 2019 e ciò è accaduto solo nove volte dal 1990.

Il presidente della Fed non ha orientato le aspettative sulla riunione di dicembre in un senso o nell’altro mentre il vicepresidente con le sue dichiarazioni ha fatto propendere per un taglio. Una riduzione è il probabile percorso verso il compromesso, se accompagnata da una dichiarazione e da una conferenza stampa di Powell post-riunione, che inducano a ritenere probabile una pausa nell’allentamento delle politiche monetarie. I tagli oltre dicembre dipenderanno dalla grande quantità di dati che stanno per arrivare, mentre le agenzie statistiche si stanno riprendendo dal periodo record di 43 giorni di shutdown. Se la Fed riuscirà ad articolare chiaramente il percorso da seguire e se il consenso sulla decisione sarà ampio, allora i mercati potranno reagire positivamente. In caso contrario non si trasmetterebbe fiducia al mercato e aumenterebbe la volatilità su tutti gli asset.

I dati della settimana non aiutano ad orientare la decisione

Anche i dati della settimana non aiutano ad orientare la decisione Fed. Il rapporto nazionale sull’occupazione ADP ha mostrato che le buste paga private degli Stati Uniti sono inaspettatamente diminuite a novembre. Ma le richieste di sussidio hanno toccato il livello più basso in oltre tre anni. L’attività del settore dei servizi si è mantenuta stabile nel mese di novembre, con un’occupazione ancora debole e prezzi dei fattori produttivi elevati, secondo l’indice di fiducia Ism. Ma l’industria manifatturiera si è contratta per il nono mese consecutivo, con le fabbriche alle prese con ordini in calo e prezzi più elevati degli input, mentre persiste l’effetto frenante dei dazi sulle importazioni.

Ipotizziamo che la Fed approverà un taglio di un quarto di punto, per poi ridurre solo di un altro mezzo punto nel 2026, avvicinandosi a quello che è considerato un tasso pressoché neutrale per la politica monetaria (Fed Fund 3%-3,25%). Tutto ciò nell’incertezza generale per il successore di Powell che verrà comunicato ad inizio gennaio.

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