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Mercoledì, 24 dicembre 2025 - Aggiornato alle 6.00

LETTERE

La ritenuta sui pagamenti tra imprese penalizza liquidità e investimenti

Mercoledì, 24 dicembre 2025

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Gentile Redazione, 
la previsione di una ritenuta sui pagamenti tra imprese, misura che periodicamente riemerge nel dibattito fiscale e che si è nuovamente affacciata nel quadro della legge di bilancio 2026, si pone in evidente contrasto con i principi di modernità, semplificazione e neutralità che dovrebbero ispirare un sistema tributario efficiente.

L’introduzione di una ritenuta determina, infatti, un impatto diretto sulla liquidità delle imprese sane e regolarmente adempienti, anticipando l’imposizione fiscale e riducendo le risorse immediatamente disponibili per la gestione operativa. In tal modo, le imprese vengono di fatto trasformate in finanziatori involontari dell’Erario, in un contesto economico già caratterizzato dall’aumento dei costi finanziari, dalle difficoltà di accesso al credito e dalle crescenti tensioni nella gestione del capitale circolante.

L’effetto pratico della ritenuta è la formazione sistematica di crediti fiscali che, nella realtà operativa, non sempre risultano compensabili in tempi rapidi. Tali crediti richiedono spesso l’attivazione di procedure di controllo, la presentazione di istanze e l’espletamento di verifiche amministrative, con un inevitabile incremento del contenzioso e un aggravio significativo della gestione amministrativa delle imprese.

In sostanza, si genera nuova burocrazia senza che ciò produca un reale beneficio in termini di gettito erariale.

In modo paradossale, la ritenuta non colpisce i soggetti che operano nell’evasione o nell’irregolarità, ma grava prevalentemente sulle imprese strutturate, trasparenti e fiscalmente compliant. Ne deriva una misura fiscalmente inefficiente e socialmente iniqua, che penalizza proprio chi rispetta le regole.

Nel contesto europeo e internazionale, inoltre, una ritenuta generalizzata sui pagamenti tra imprese rappresenta un’eccezione piuttosto che la regola: i sistemi fiscali più evoluti hanno progressivamente abbandonato strumenti di questo tipo, puntando invece su controlli mirati, analisi del rischio e processi di digitalizzazione avanzata.
La competitività dei sistemi economici si gioca anche sulla fluidità finanziaria: mantenere o introdurre ritenute tra imprese significa allontanarsi dai modelli più moderni e indebolire il tessuto produttivo nazionale.

L’abrogazione della ritenuta sui pagamenti tra imprese consentirebbe di restituire fiducia agli operatori economici, ridurre adempimenti inutili, migliorare la liquidità complessiva del sistema e favorire investimenti e crescita. Il contrasto all’evasione fiscale deve necessariamente passare attraverso strumenti intelligenti, selettivi e proporzionati, non mediante penalizzazioni generalizzate che colpiscono indiscriminatamente il mondo produttivo.

La ritenuta sui pagamenti tra imprese si configura, dunque, come una misura anacronistica, inefficiente e dannosa: la sua abrogazione rappresenterebbe una scelta di buon senso, coerente con una visione moderna del Fisco e con l’esigenza, oggi più che mai avvertita, di sostenere in modo concreto e responsabile il sistema produttivo.


Manuel Cesari
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Arezzo

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