Sbagliato elevare il contributo integrativo in tempi di crisi
Caro Direttore,
leggo l’articolo del 6 aprile (si veda “Contributo integrativo fino al 5%: via libera dal Senato”) con un misto di amarezza e preoccupazione. I politici e i gestori delle Casse sbandierano il successo per l’approvazione in Senato della norma “Lo Presti”, che sosterrà le pensioni dei nuovi iscritti, ma il professionista che deve addebitare al cliente un’ulteriore gabella come si sente?
Una certezza ce l’ha: quella che la suddetta maggiorazione resterà a suo carico, perché aumentando la parcella correrà il rischio di perdere il cliente.
Premetto che non parlo di professionisti che parcellano all’ente pubblico o alla società per azioni, ma di quelli che parcellano al commerciante e all’artigiano, quei professionisti che fanno il brutto lavoro di tenere le contabilità dei piccoli contribuenti, quei professionisti che hanno perfettamente la percezione della crisi che stiamo vivendo e che non hanno dimestichezza con consigli di amministrazione e collegi sindacali, quei professionisti che “purtroppo” sono intermediari telematici.
Questo aumento farà sì che una prestazione di 1.000 euro diventi di 1.260 e dia un’altra piccola spallata al contribuente che, già oberato da mille adempimenti inutili, fatica a vivere in questo momento.
Ed è un momento nel quale il suddetto commercialista si comprende perfettamente con i suoi clienti, perché si sente a loro vicino nella stessa crisi.
Purtroppo si parla spesso di tassazione in maniera astratta, mentre si dovrebbe valutare il reddito “disponibile” cioè quanto rimane dopo la tassazione e il prelievo contributivo: basta poco per vedere che il prelievo complessivo tocca punte del 70% del reddito, con picchi assurdamente vicini al 95% se parliamo di iscritti alla gestione separata e soggetti alla tassa etica. La solita comparazione con il lavoro dipendente sbandierata dai politicanti di turno non è più praticabile; quello che rimane del reddito dovrebbe far ripartire i consumi? Sarà appena sufficiente per campare.
Questo “successo” della politica e delle Casse è un’altra mossa fatta in un momento sbagliato: mentre tutti ci aspettiamo qualche norma che venga incontro ai contribuenti e incentivi assunzioni e investimenti, assistiamo solo ad aumenti delle sanzioni e forniture di nuove armi agli esattori. Intanto, la tassazione sale inesorabile e i titoli dei quotidiani pongono l’accento solo sulle alte percentuali toccate dall’evasione e su quanto è brava l’Agenzia delle Entrate a recuperarla.
Le sensazioni sono diventate una certezza: la politica e i centri di potere sono lontanissimi dalla realtà quotidiana.
Gian Paolo Benedetti
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Chiavari
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