Alcuni «pensieri della domenica» per il Governo Monti
Gentile Direttore,
leggendo il suo editoriale di sabato 18 febbraio (“La lotta alla corruzione può attendere”), ho sempre più la netta sensazione che l’affermazione del noto giornalista Oscar Giannino a Radio 24, che qualche settimana fa definì le decisioni prese in materia di semplificazioni e liberalizzazioni (senza tralasciare gli altri provvedimenti di natura fiscale che ben conosciamo) come quelle del “Governo della domenica”, sia estremamente calzante. La domenica si può decidere di volere il pane fresco appena sfornato, costringere i piccoli negozi ad essere aperti senza vincoli di orario per fare concorrenza (sic!) ai grandi centri commerciali; obbligare alla forma scritta del contratto la cessione dei prodotti agroalimentari senza prevedere un regolamento chiaro e preciso, nonché soglie accettabili; cancellare i collegi sindacali che, all’inizio della crisi, furono osannati come modello di controllo da esportare anche nei Paesi anglosassoni… E potrei continuare all’infinito, vista la già immensa materia legislativa sfornata (di domenica) dal Governo dei Tecnici.
Il fatto è che le decisioni prese la domenica sono quelle leggere, quelle di chi, staccando la spina, pensa a qualcos’altro che non sia il suo lavoro, coltiva i propri hobby e si dedica alla famiglia, salvo che non abbia in casa “imbecilli” non ancora laureati e in attesa del posto fisso. Questa è l’Italia che ci meritiamo: quella governata da un Governo Tecnico guidato dagli interessi di una Germania sempre più egemone e sempre più identificata come Capo del Governo europeo.
E a noi piccoli italiani cosa rimane? Qualche pensiero domenicale.
E se, come per le imprese, facessimo comunicare dai vari enti all’Amministrazione finanziaria chi usa le auto blu, in maniera da tassarli come fringe benefit? La stessa cosa potremmo fare per beni, servizi e patrimoni utilizzati nella Pubblica Amministrazione a scopo personale. Si potrebbe creare una norma che punisca le “amministrazioni di comodo”, come le società, con vincoli più stringenti e pareggi di bilancio obbligatori, altrimenti: “Signori, si va a casa e non presentatevi più”.
E se introducessimo la nozione di “comportamento antieconomico” tanto cara all’Amministrazione finanziaria in fase di accertamento, per introdurla nella valutazione dell’operato di tutti gli apparati di Stato?
Il concetto di “abuso del diritto” potrebbe essere mutuato in tutti quei casi in cui l’Amministrazione finanziaria si mette su un piano superiore (magari avocando a torto – perché ogni tanto capita – le ragioni dell’interesse collettivo), dimenticando “lo Statuto del contribuente”.
Anziché pensare solo a possibili tassazioni di vantaggio, dovremmo ripensare e rivedere il sistema della riscossione, riducendo aggi e compensi di Equitalia (che dovrebbe chiudere la sua gestione a pareggio e non con utili): potrebbe dare ossigeno ai cittadini e alle imprese che già subiscono il mancato sostegno delle banche.
Come per la mancata emissione dello scontrino fiscale, si potrebbero punire i deputati e senatori assenteisti per la “mancata presenza in aula”, quelli che non garantiscono un minimo sindacale di presenze e di apporto lavorativo (non solo di voti).
Si potrebbero chiedere agli Ordini professionali più concertazione e supporto in fase legislativa (mi risulta che non solo nelle università, ma anche nelle professioni ci siano tecnici, anche se considerati con la “t” minuscola).
Si potrebbero riformare i servizi postali (aprendo seriamente al mercato) e ferroviari.
Ma scusate: oggi è domenica e le cose pensate di domenica sono quelle quelle leggere, quelle di chi, staccando la spina, pensa a qualcos’altro che non sia il suo lavoro.
Michele Orlando
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Brindisi
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