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LETTERE

La mediazione tributaria nasce male, ma non tutti i mali vengono per nuocere

Venerdì, 6 aprile 2012

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Caro Direttore,
si dice che questo istituto della mediazione nasca male, perché il mediatore – ovviamente – deve essere terzo.
Verissimo.
Eppure l’Agenzia delle Entrate, nella persona del suo Direttore, arriva a dire che affidare la mediazione ad un terzo sarebbe stato inutile. Attilio Befera sostiene che gli uffici legali hanno la “capacità tecnica” per affrontare il problema della mediazione.

Se è per questo, anche ai dottori commercialisti è riconosciuta la medesima capacità tecnica (art. 1 del DLgs. 139/2005). Allora, perché non affidare la mediazione ad un collega – ma di un ufficio diverso – del dottore commercialista che segue il cliente? Se siamo sullo stesso piano, non c’è ragione perché non si possa fare anche così.

Peraltro, e lo ricordo sino alla noia, se l’Agenzia avesse davvero questa “capacità tecnica”, non si spiega come mai gli accertamenti fiscali – nel merito – vengano totalmente annullati nel 47,8% dei casi e parzialmente nel 13,2% dei casi (fonte: Relazione sul Monitoraggio del Contenzioso Tributario del Ministero dell’Economia e delle Finanze), pur non avendo istituzionalmente l’Agenzia un interesse diretto ad acquisire ricchezza per l’Erario, ma avendo invece già essa stessa un compito imparziale di amministrare le norme fiscali (art. 97 Cost).

O forse, come ben sappiamo, non è la capacità tecnica a difettare, ma la difficoltà di tenere la barra a dritta sulla missione istituzionale, da “amministratore imparziale” della giustizia amministrativa fiscale ad “avvocato dell’Erario” che “ci prova”, tanto “non paga se sbaglia”.

Tuttavia, non tutti i mali vengono per nuocere. Un effetto positivo, probabilmente non voluto, la mediazione così concepita ce l’ha. Se, da una parte, c’è il rischio che il funzionario mediatore difficilmente possa dar torto al collega che lavora nell’ufficio accanto (come giustamente ha detto il collega Murgia nell’articolo di ieri, intitolato “A Cagliari, Agenzia e professionisti discutono di mediazione tributaria”), dall’altra parte può verificarsi il caso opposto: chi firma un accertamento sentirà un minimo di pressione addosso pensando che un suo collega potrebbe smentirlo.

Ecco dunque che questo istituto, molto ipocritamente chiamato mediazione, potrebbe avere un effetto alquanto positivo e, lasciatemi dire, “all’italiana”, sul reindirizzamento della missione dell’Agenzia delle Entrate.
In fondo, noi italiani siamo fatti così: ci piace prenderci un po’ in giro da soli...


Giampiero Guarnerio
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Milano

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