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OPINIONI

Commercialisti italiani: pionieri di idee e continueremo ad esserlo

In questi anni, la categoria è stata spesso lungimirante e molte proposte e richiami sono stati lanciati proprio in occasione dell’Assemblea dei delegati

/ Claudio SICILIOTTI

Mercoledì, 30 maggio 2012

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Pubblichiamo l’intervento di Claudio Siciliotti, presidente del Consiglio Nazionale dei Dottori commercialisti e degli Esperti contabili.

L’Assemblea annuale dei delegati è il più “giovane” degli appuntamenti nazionali della nostra professione, ma la sua centralità e importanza sia interna che esterna alla categoria è già oggi un dato di fatto.
In questi anni, i commercialisti italiani hanno saputo preconizzare molto di quello che andava di volta in volta profilandosi all’orizzonte e molti di questi allarmi (mai sufficientemente ascoltati, come del resto anche quelli fatti propri da altre categorie) sono stati lanciati proprio in occasione di precedenti Assemblee dei delegati.

Abbiamo iniziato a parlare di conti pubblici e di necessità di puntare al pareggio di bilancio nell’Assemblea annuale di novembre 2009, proseguendo con ancora maggiore decisione in quella di maggio 2010. A giugno 2011, finalmente ci sono arrivati tutti.

Nell’Assemblea annuale di novembre 2009 abbiamo evidenziato come la pressione fiscale reale, nonostante fosse all’epoca “ufficialmente” a poco meno del 43%, fosse “sostanzialmente” al 51%, perché dal PIL andava sottratta la parte di economia sommersa stimata. Da allora, questo calcolo è divenuto patrimonio comune di tutte le analisi fatte da associazioni di categoria e opinionisti economici.

Sin dall’Assemblea annuale di maggio 2010, abbiamo sottolineato come parlare di riduzione del prelievo fiscale, senza prima tagliare la spesa pubblica, fosse un esercizio retorico e illusorio, perché la vera riforma fiscale in questo Paese andava fatta sul lato della spesa. A marzo 2012, dopo notevoli resistenze, finalmente anche Governo e istituzioni si sono rassegnati all’ineluttabilità di una spending review, seppur ancora oggi con ritrosie e timidezze francamente eccessive, alternate ad annunci altisonanti in cui si vorrebbe credere, ma si fatica a farlo.

In occasione del Congresso nazionale di Napoli di ottobre 2010, abbiamo presentato uno studio che compendiava le tante analisi e considerazioni espresse nei mesi precedenti sul federalismo fiscale che, per come stava venendo costruito, ci sembrava più idoneo a generare una moltiplicazione dei centri di prelievo fiscale che non una vera autonomia finanziaria dei vari livelli di governo del Paese. Oggi, con l’IMU, vediamo in modo chiaro la Babele fiscale che questo federalismo alla rovescia ha generato, caricando sui contribuenti imposte gravose per ammontare e adempimenti, tanto da costringerli addirittura a dividere essi stessi la parte dovuta allo Stato e quella dovuta al Comune.

Sempre al Congresso nazionale di Napoli di ottobre 2010, abbiamo presentato un disegno di legge per l’elevazione dello Statuto del contribuente a norma di rango costituzionale.

Con la crisi, alcuni temi ancora più imprescindibili per i commercialisti

Oggi è più che mai evidente la lungimiranza di questa proposta (basti pensare allo scempio dei diritti dei contribuenti che sta venendo fatto con l’IMU, di cui ancora non è chiaro quale sarà a consuntivo il prelievo) e non abbiamo dubbi che, seppur ancora una volta tardivamente rispetto ai richiami dei commercialisti italiani, si moltiplicheranno le iniziative legislative in questo senso.

Abbiamo evidenziato l’assoluta priorità del tema dei pagamenti alle imprese da parte delle pubbliche amministrazioni e dell’attuazione delle norme di compensazione tra debiti tributari e crediti commerciali, nell’Assemblea di maggio 2011, commissionando uno studio da cui emergeva che già allora il danno per il sistema Paese era di circa 2 miliardi di euro. A un anno di distanza esatto, in questi giorni, finalmente anche il Governo ha preso atto di come non fossero più rinviabili interventi su questo fronte.

Abbiamo iniziato a dire, senza tanti giri di parole, che l’efficienza a senso unico nella lotta all’evasione e nella riscossione sarebbe stata infine percepita dai cittadini come ferocia, mettendo a rischio la coesione sociale, sin da gennaio 2011. A marzo 2012, finalmente ci sono arrivate anche quelle istituzioni che sino a qualche mese fa guardavano con sospetto e fastidio ai nostri richiami, reiterati in ogni opportuna sede con coraggio e coerenza.

Ad aprile 2011, in occasione di una audizione alla Camera, abbiamo stimato la necessità di una manovra correttiva da almeno 50 miliardi di euro, nonostante, in quella stessa sede, l’allora Ministro dell’Economia avesse parlato della necessità di ritocchi per appena mezzo punto di PIL per due anni. A partire da giugno 2011, finalmente è stato chiaro a tutti come stavano le cose e, alla fine, la manovra è stata addirittura di 80 miliardi, perché, alle esigenze di partenza, si sono aggiunte quelle legate all’esplosione degli spread.

Nella seconda metà del 2011, mentre imperava il giacobinismo fiscale, abbiamo detto con chiarezza quanto poco ci convincesse la retorica dell’evasore parassita della società portata avanti a colpi di spot televisivi, nonché quella dell’etica delle tasse completamente sganciata dall’etica della spesa. Oggi anche chi siede nelle istituzioni conviene infine che non è opportuno trasformare la lotta all’evasione in una lotta di religione spettacolarizzata, perché chi di consenso populistico ferisce, prima o poi di consenso populistico perisce: meglio prestare orecchio per tempo a voci magari scomode, ma intellettualmente oneste e libere, come quelle dei commercialisti italiani.

Tutti questi richiami e proposte li abbiamo sempre accompagnati con numeri e argomentazioni.
Oggi non abbiamo dubbi su quale sia il punto centrale su cui bisogna porre la massima attenzione, sperando che, una volta tanto, ciò accada prima che i buoi siano ormai in buona parte scappati dalla stalla.
Oggi la questione cruciale è l’equilibrio tra pubblico e privato e tra lotta all’evasione fiscale e lotta alla corruzione e agli sprechi. Per una spending review che non si traduca in una mera ricognizione parziale e frammentaria dell’esistente, senza alcuna possibilità di incidere in modo concreto e, soprattutto, durevole, serve una task force dotata di poteri coercitivi similari a quelli di cui l’Agenzia delle Entrate dispone per combattere l’evasione.

Proprio la battaglia di opinione portata avanti in questi mesi sulle pagine de Eutekne.Info, l’Agenzia delle Uscite, è tempo che venga implementata e portata avanti con tutto il peso di una categoria di tecnici altamente qualificati, come la nostra, che non è contro lo Stato più di quanto non possa essere contro il Paese, ma che sa quanto lo Stato deve essere al servizio del Paese e non viceversa.
Le cose, per succedere, necessitano di un ampio consenso e di molte voci che le sostengono.
Ciò non toglie che c’è sempre qualcuno che, quando i tempi ancora non sono maturi per la massa che va a rimorchio, queste cose le dice per primo, seminando e lavorando perché crescano mese dopo mese. Quel qualcuno, in questi anni, sono stati assai spesso i commercialisti italiani.

Pronti a dare il loro contributo al Paese, ma senza per questo togliere dalla cima dell’agenda di questa Assemblea alcuni temi che la centuplicazione delle difficoltà derivanti dalla crisi ha reso ancor più imprescindibili per la categoria.
Tra tutti: la necessità di un nuovo rapporto tra commercialisti e Amministrazione finanziaria, a livello operativo di accessibilità ai servizi di sportello da parte dei colleghi; la questione dei collegi sindacali nelle srl, supportata da un’apposita ricerca che evidenzia la numerosità reale di queste società anche in corrispondenza di livelli dimensionali particolarmente significativi; l’appello a tutte le libere professioni per un fronte comune finalizzato a riportare a ragionevolezza l’attuale impianto della disciplina antiriciclaggio e delle correlate sanzioni.
E senza dimenticare i colleghi e le popolazioni colpite nuovamente in questi giorni dal sisma: l’Assemblea di oggi è anche, doverosamente, l’occasione per richiamare le autorità di questo Paese ai loro doveri di solidarietà, a cominciare da un immediato congelamento di tutte le scadenze fiscali.

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