Serve maggiore coinvolgimento del Garante dei contribuenti
Egregio Direttore,
e se fosse il mondo dell’associazionismo professionale a porre l’accento sull’importanza formale e sostanziale del Garante del contribuente? Potrebbero essere davvero le associazioni a dimostrare nei confronti del Garante quel rispetto che il Legislatore ha solo enunciato all’alba della nascita dello Statuto del contribuente, ma che poi ha dimostrato nei fatti non soltanto di non voler onorare, rimanendo sordo alle numerose richieste di elevazione delle norme dello Statuto a rango costituzionale e di potenziamento dei poteri del Garante, ma anche di voler osteggiare colpevolmente, ancorché a parità di poteri o – per meglio dire – di non poteri, si è resa monocratica una funzione che già stentava a decollare.
Il mancato decollo è forse colpa dei Garanti? Non credo. È colpa dello scarso coinvolgimento di essi da parte dei contribuenti e dei professionisti? Forse. È colpa del Legislatore che ha fornito loro armi caricate a salve? Direi di sì.
Ed è proprio quando il rapporto tra Fisco e contribuente ha raggiunto l’apice di una drammatica convivenza, proprio mentre il Fisco fa paura a tutti – quindi non solo agli evasori, cosa che sarebbe pienamente condivisibile, ma anche a tutti coloro, imprenditori, professionisti, commercianti, lavoratori dipendenti e pensionati, che evasori non sono – succede che la figura che più di altre aveva bisogno di essere potenziata si ritrova, invece, ad essere capitozzata e sterilizzata. Non credo alle coincidenze e non credo, non più, alla buona fede e al legittimo affidamento.
Partiamo allora da qui. Partiamo dalla conoscenza delle problematiche, o sempre più spesso dei drammi, che affliggono i contribuenti e che più di altri sappiamo interpretare, per affermare, confermare ed esaltare la dignità della funzione e del ruolo del Garante.
Il rispetto è il riconoscimento di una superiorità morale o sociale manifestato attraverso il proprio atteggiamento o comportamento. Se la lettura dello squilibrio manifesto nei rapporti tra Fisco e contribuente ci porta a pensare ad una qualche forma di maggiore bilanciamento tra i diritti e i doveri, tra potere legislativo prima e amministrativo poi, e gli strumenti di una sempre più difficile, quanto legittima, difesa da parte del contribuente, questo pensiero dovrebbe passare dal ritrovato rispetto nei confronti del Garante.
Qualcuno, a dire il vero, si è già mosso in questo senso. Antesignano è stato, nel 2003, l’ODC di Bologna, che ha siglato una dichiarazione di intenti con il Garante del contribuente per l’Emilia Romagna. Il protocollo prevede la possibilità di segnalare al Garante “direttamente, o per il tramite ed a sostegno delle segnalazioni dei propri iscritti, le irregolarità, le disfunzioni, le prassi amministrative anomale od irragionevoli, le scorrettezze e, in genere, ogni violazione dello Statuto dei diritti del contribuente, da parte degli Uffici tributari, sia statali che regionali, provinciali e comunali, nonché dei Reparti operativi della Guardia di Finanza e dei Concessionari della riscossione delle imposte”. Sarà possibile, inoltre, segnalare “le disposizioni regolamentari e legislative, nonché le istruzioni e le direttive illegittime od incongrue o che siano in contrasto, comunque, con i principi costituzionali recepiti dallo Statuto dei diritti del contribuente”.
La fonte di diritto del protocollo in parola è l’art. 13, comma 6, della L. 212/2000, ovvero “il Garante del contribuente, anche sulla base di segnalazioni inoltrate per iscritto dal contribuente o da qualsiasi altro soggetto interessato che lamenti disfunzioni, irregolarità, scorrettezze, prassi amministrative anomale o irragionevoli o qualunque altro comportamento suscettibile di incrinare il rapporto di fiducia tra cittadini e amministrazione finanziaria, rivolge richieste di documenti o chiarimenti agli uffici competenti, i quali rispondono entro trenta giorni, e attiva le procedure di autotutela nei confronti di atti amministrativi di accertamento o di riscossione notificati al contribuente”. Si è inteso, pertanto, attingere ad un’interpretazione estensiva, peraltro condivisa da autorevole dottrina, nella lettura del passaggio in cui si afferma che la segnalazione può essere innescata “da qualsiasi altro soggetto interessato”.
Una lettura, si ritiene, orientata al significato profondo e costituzionalmente radicato dell’impianto statutario.
Il rispetto dei tempi normativi in materia tributaria, come richiesto dai colleghi Cerati e Sarti proprio sulle colonne di Eutekne.info, è giustamente questione prioritaria da pretendere. Una questione, ritengo, prioritaria tanto per i contribuenti quanto per i dottori commercialisti.
Pensare in questa specifica circostanza di coinvolgere i Garanti, così come in generale per tutte le altre problematiche in cui vi è una competenza specifica degli stessi, credo gioverebbe alle diverse parti coinvolte per almeno due ordini di motivi: il primo è legato alla valorizzazione di una funzione, quella del Garante appunto, che se aiutata a crescere potrebbe farle acquisire, nel tempo, un peso specifico maggiore, da poter spendere evidentemente anche in sede legislativa; il secondo, tutto sindacale, pone l’accento su un’ulteriore azione, seppur indiretta e di certo non l’unica, a tutela della nostra professione. Entrambe le motivazioni insistono su criteri di civiltà giuridica e amministrativa in difesa, innanzitutto, dei diritti dei contribuenti italiani.
Pensiamo ai diritti dei contribuenti, al diritto dei Garanti di poter esercitare appieno le proprie funzioni e ai sacrosanti diritti dei dottori commercialisti di questo Paese. Pensiamoci noi.
Marco Cramarossa
Presidente UGDCEC di Bari e Trani
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