Il Redditest compie un «esame all’ingrosso»
Caro Direttore,
leggo su Eutekne.info delle simulazioni effettuate sul neonato Redditest. I risultati – e non mi aspettavo niente di diverso – sono a mio parere (e non solo) totalmente inaffidabili.
Forse chi elabora questi software non si rende conto della realtà che li circonda: definire incoerente un single che dichiara 20mila euro annui, proprietario di una modesta utilitaria e di un appartamento di 60 metri quadri, che spende 6mila euro annui per spese correnti è assolutamente inaccettabile, com’è stato giustamente evidenziato.
Qualcuno dovrebbe spiegare perché un contribuente che guadagna 20mila euro all’anno non può legittimamente spenderne 6mila, essendo unicamente proprietario di un piccolo appartamento e una modesta auto, senza che i software ministeriali lo taccino di evasione fiscale. Mi piacerebbe che, al di là delle formule statistiche, fosse spiegata la ratio di tale equazione.
Ufficiosamente, però, la motivazione la conosciamo: se dichiari spese troppo alte rispetto al reddito, sei incoerente. Ma anche se dichiari spese assolutamente basse rispetto al reddito, sei incoerente: questo perché gli algoritmi del programma hanno già dei parametri preimpostati e non tollerano scostamenti eccessivi. Conclusione: devi dichiarare quanto il Redditest vuole.
Ancora una volta si dimostra che non è vero che questi strumenti sono in grado di individuare coloro che si dichiarano nullatenenti e poi sono possessori di auto e case, ma è vero che questi strumenti compiono un esame all’ingrosso (e i numeri sopra lo dimostrano) senza capacità di selezione efficace.
Qualcuno forse pensava che si fosse aperto un nuovo corso rispetto ai “vecchi” accertamenti da redditometro che “sparavano” cifre assurde; se i risultati sono, questi direi che niente è cambiato.
Con due aggravanti: la prima è che ci parlano di strumenti molto sofisticati in grado di calarsi nelle singole realtà, ma così non pare; la seconda è che, in un momento così drammaticamente unico, nessuno può permettersi di sostenere contenziosi con l’Agenzia delle Entrate che hanno a fondamento pretese non realistiche.
Il Direttore Befera ci rassicura dicendo che questo strumento sarà utilizzato solo per casi di scostamenti eclatanti: vedremo, se le premesse sono queste, direi che c’è poco da fidarsi.
In tutto ciò, il fatto ancor più drammatico è che al Consiglio nazionale si sta combattendo una (legittima) battaglia legale; ma il Paese ha bisogno di “assistenza h24” e di prese di posizione forti.
Penso che noi commercialisti, rispetto a queste pretese (o presunte tali) dovremmo far valere la nostra competenza e la nostra influenza: non possiamo e non vogliamo appoggiare uno strumento accertativo come quello che si profila; almeno non possiamo farlo fino a quando non ci sarà detto di più sul suo funzionamento e finché non sarà dato il tempo di testare la fedeltà di questo strumento (inutile dire che un mese non è abbastanza).
Questo è quello che dovremmo fare. Quello che faremo? Niente, tranne qualche comunicato stampa. Spero di sbagliarmi e rimango a guardare.
Federico Sarti
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Prato
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