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OPINIONI

La nuova ricerca scientifica richiede la fantasia inventiva dei giovani talenti

Per avere un futuro, il nostro Paese ha bisogno anche del loro entusiasmo

Lunedì, 25 marzo 2013

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Pubblichiamo l’intervento di Umberto Veronesi.

Per spiegare che cosa sia la ricerca scientifica, che la Fondazione Veronesi mira a sostenere e promuovere, grazie anche al generoso contributo raccolto col 5 per mille, porto ad esempio la sperimentazione di uno strumento capace di rilevare, nell’aria aspirata dai polmoni, le molecole volatili che potrebbero essere associate ai processi di trasformazione delle cellule da sane a tumorali. In pratica la macchina, analizzando il respiro, potrebbe segnalare la presenza di tumore. La ricerca scientifica è questo: è il progredire lento, ma inarrestabile, verso orizzonti di un benessere per tutti.

Ciò che ha cambiato la nostra prospettiva nella ricerca sul cancro è stato il sequenziamento del genoma umano, che rappresenta una scoperta epocale perché ci ha portato all’origine della vita. O meglio, le tecnologie che si sono sviluppate in seguito a quest’evento, che vanno globalmente sotto il nome di “post-genomica”.

Farò un esempio pedestre per farmi comprendere. Prima la ricerca sul cancro equivaleva letteralmente a “cercare un ago nel pagliaio”. Il problema era che non avevamo idea di come fosse fatto il pagliaio, di quanta paglia ci fosse, di come fosse disposta e organizzata. Ora il pagliaio (che è il genoma umano) è noto. La ricerca dell’ago è sempre difficoltosa (si tratta pur sempre di trovarlo nel pagliaio), ma il progresso è stato considerevole. Abbiamo tutti i riferimenti per sapere dove e come cercare.

Siamo davanti a una nuova ricerca e a una nuova medicina che richiede una nuova generazione di scienziati, giovani “colti nella ricerca”, che possano vivere il nuovo mondo della scienza biomedica con una moderna mentalità scientifica internazionale. L’Italia è ricca di questi giovani talenti, che spesso sono costretti ad emigrare in Paesi dove la ricerca scientifica viene considerata, al contrario di quanto succede da noi, la risorsa principale dell’economia. Io vorrei che questi giovani, brillanti e pieni di inventiva, non abbandonino la nostra Italia, perché senza ricerca non c’è progresso, né benessere, né ricchezza: in una parola, non c’è futuro.

La ricerca fa bene a tutti

Ripeto spesso, con uno slogan, che la ricerca fa bene a tutti e quindi fa bene anche a te. Mi riferisco, in particolare, alla ricerca che dal chiuso dei laboratori arriva subito al letto del malato: scoprire un nuovo farmaco o un nuovo metodo di diagnosi che permetta di individuare precocemente una malattia significa salvare tante vite, ridare speranza a chi soffre.

La ricerca richiede un lavoro paziente, lungo e faticoso, ma richiede anche una fantasia inventiva che solo i giovani entusiasti e appassionati del loro lavoro posseggono. Ad esempio, sappiamo che le molecole sono responsabili dei tumori e ogni nuova molecola che impariamo a conoscere rappresenta un bersaglio. Quanti più bersagli conosciamo, tanto più aumenta la possibilità di riuscire a sviluppare farmaci per colpirne uno. La maggiore difficoltà nel creare nuovi farmaci è che, in media, un bersaglio su 100 diventa poi un “vero” bersaglio di terapia (cioè si riesce a sviluppare un farmaco che lo colpisca). È solo un esempio del lavoro estenuante che spetta ai giovani ricercatori che noi sosteniamo con le borse di studio, ma siamo molto fiduciosi che riusciranno nel loro compito.

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