Parliamo di costi, ma niente antipolitica
Resti “fra noi”, ma, decidendo di pubblicare oggi un resoconto sui costi della politica del CNDCEC (si veda “CNDCEC, ecco quanto costano i Consiglieri”), qualche guaio ce lo siamo cercato. Andiamo a toccare un nervo scoperto e questo a qualcuno non farà piacere. Ben che vada, ci dirà che alimentiamo l’antipolitica.
Però, riteniamo che un quotidiano debba rispondere innanzitutto ai propri lettori e che, quando i lettori chiamano, non ci si possa girare dall’altra parte.
Così, eccoci qui a parlare di quanto è costata la gestione del Consiglio Nazionale, cosa che facciamo con alcune doverose precisazioni.
Primo. Non crediamo che la politica, a qualsiasi livello, debba essere a costo zero. Man mano che aumentano le responsabilità e l’impegno, devono aumentare i compensi. In base a questo principio non è eresia affermare che, quanto guadagna il Premier del nostro Paese, ad esempio, è troppo poco, soprattutto se paragonato ai compensi degli alti burocrati di Stato.
Secondo. Il CNDCEC pubblica i propri bilanci e ha una trasparenza ben maggiore rispetto ad altri Ordini professionali. Abbiamo provato ad avere dati aggiornati da avvocati e notai, ma siamo stati respinti.
Terzo. La politica di categoria si fonda essenzialmente sul volontariato. Presidenti, Consiglieri d’Ordine, rappresentanti sindacali lavorano tutti gratuitamente. Una volta, si diceva che c’erano gli incarichi, oggi ci sono le gatte da pelare e lo scontento degli iscritti da gestire. Di tutto questo bisogna avere il massimo rispetto.
Quarto. Non ci risultano professionisti che, andando a Roma, si siano arricchiti, anzi: in diversi hanno perso lo studio e alcuni la salute.
Fatte queste premesse, ci sembra che qualche aggiustamento sia possibile. La stessa campagna elettorale, sospesa dai ricorsi, aveva evidenziato la necessità d’interventi.
D’altra parte, tagliare i costi della politica di categoria non aggiusta i bilanci degli studi, ma consente di creare quelle condizioni indispensabili per rendere a tutti più accettabili i sacrifici. Anche pensando di dimezzare le spese di funzionamento del CNDCEC, agli iscritti verrebbe in tasca l’equivalente di una pizza o poco più, ma l’effetto sul morale “delle truppe” sarebbe ben superiore rispetto a quello di una “quattro stagioni”.
Se così stanno le cose, una riflessione sui rimborsi spese “no limits” dovrebbe essere fatta. Anche il parlamentare ha una cifra fissa che consente di non scaricare sulla collettività il costo dello stile di vita che ha scelto per le trasferte.
Così eviteremmo anche di alimentare le numerose leggende metropolitane che sono circolate in questi mesi: Congressi nazionali dove alcuni Consiglieri si sono fatti riservare la stanza in più alberghi per poi decidere all’ultimo dove soggiornare, autisti e autovetture a disposizione 24 ore o, ancora, pantagrueliche cene innaffiate con champagne.
Situazioni del tutto inverosimili, ma, con queste regole, la fantasia dei maligni ha terreno fertile.
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