Divieto di abuso anche nel processo tributario
Per la Suprema Corte è legittimo il rifiuto del Fisco all’istanza di definizione della «falsa» lite pendente
La presentazione di un ricorso introduttivo, dopo oltre cinque anni dall’intervenuta definizione dell’accertamento, finalizzata soltanto a creare il presupposto per la definizione agevolata della “lite pendente” costituisce una forma di abuso del processo, che legittima il diniego dell’Ufficio all’istanza definitoria avanzata dal contribuente. È quanto stabilito dalla Suprema Corte, con la sentenza 22502 di ieri.
Un contribuente aveva ricevuto un avviso di accertamento nel 1997, che era divenuto definitivo per mancata impugnazione. A fine 2002, quindi a distanza di cinque anni, il contribuente presentava un ricorso introduttivo avverso tale atto e successivamente l’istanza di definizione della lite pendente, istituto allora appena introdotto dall’art.
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