Era proprio necessaria questa fatica per la TASI, rimasta tra l’altro a mio carico?
Spettabile Redazione,
il turbine del primo versamento TASI è passato e, una volta di più, mi rendo conto che c’è qualcosa che non funziona nel nostro sistema, oppure c’è qualcosa che non funziona in me, oppure entrambe le cose, perché non è detto che si escludano a vicenda.
Ma mi chiedo: era davvero necessario costringere i contribuenti e i loro professionisti a una fatica simile?
Perché inquilini desiderosi di adempiere ai propri obblighi hanno dovuto rincorrere dati catastali non in loro possesso per poi procedere al calcolo (astruso come sempre) e scoprire di essere debitori di pochi euro? Non si poteva stabilire la soggettività passiva del proprietario dell’immobile attribuendogli il diritto di rivalsa nei confronti dell’inquilino per la quota stabilita dal Comune?
Perché i Comuni hanno ritenuto per l’ennesima volta di dovere ricercare il sacro Graal dell’equità fiscale prevedendo migliaia di casistiche ingestibili persino per un software sofisticato (e costoso)? Perché mi sono dovuto leggere decine di verbali alla ricerca di una delibera nascosta tra gli orari di entrata e di uscita dei vari consiglieri e i pareri di tutti i presenti? Perché a me il Registro Imprese proibisce di allegare documenti eccedenti il megabyte mentre i Comuni si ostinano a scansionare decine di pagine di verbale sì che le dimensioni del file raggiungono il “fantastibyte”?
Perché i siti ufficiali dei Comuni riportano in grande evidenza la sagra del cinghiale e la festa della trippa e relegano le aliquote TASI nelle pagine più nascoste? Perché i Comuni apprezzano Kafka a un punto tale da scrivere sul proprio sito “ai sensi delle vigenti Leggi il Comune poteva deliberare variazioni di aliquota; siete invitati a verificare in Comune se ciò è avvenuto”?
Ma soprattutto, perché la TASI è rimasta a carico mio?
Mi spiego. Il versamento medio per i miei clienti è risultato pari a circa 30 euro (tanto rumore per nulla, verrebbe da commentare), 30 euro è il compenso mediamente chiesto dai colleghi per il calcolo della TASI, io non ho chiesto nulla ai miei clienti (questa è sicuramente la parte del “qualcosa non funziona in me”), ergo... la TASI dei miei clienti è rimasta a carico mio.
Il tutto a fronte di un’opinione pubblica che mi bolla come losco approfittatore della burocrazia fiscale, come se io traessi chissà quale perverso piacere (e nessun beneficio economico, come già detto) dal passare le mie nottate a elaborare dati e generare F24 in pdf. Già, perché pagare gli straordinari festivi e/o notturni è fuori discussione (e pure fuori budget).
Ah... se potessi cambiare mestiere e fare il commercialista!
Gianpietro Masserini
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Bergamo
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