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LETTERE

Perché non pubblicizzare la nostra professione tutti insieme?

Venerdì, 24 giugno 2016

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Gentile Redazione,
vedo con molto piacere che piovono lettere che manifestano la frustrazione dei colleghi, mi fa bene leggerle, mi rincuora, non mi fa sentire sola.
Sono talmente attirata dalla lettura delle loro rimostranze che prima di aggiornarmi verifico se c’è un’altra lettera; sì, una lettera che dia voce ai miei pensieri, ai miei malumori, una lettera che quasi sempre condivido dall’inizio alla fine.

Purtroppo, però, cari colleghi, se “ce la suoniamo e ce la cantiamo” sulle riviste tecniche che solo noi (o pochi altri) consultiamo, l’utilità è pressoché pari a zero. A me serve sentire che anche voi come me vi sentite umiliati, usati, frustrati, ma il resto del mondo lo sa?
O meglio, si rende conto di chi veramente siamo, cosa facciamo, cosa valiamo e, perché no, cosa soffriamo?

Ai “comuni mortali” sento dire che la marea di adempimenti, che molti di voi hanno definito inutili (concordo appieno), sono stati introdotti perché “altrimenti i commercialisti non avrebbero lavoro”. Non c’è la percezione della prestazione, di conseguenza non c’è nemmeno soddisfazione, sia essa economica o personale.
Altra frase che mi sono sentita dire più volte, troppe: “Ah... per carità, il tuo lavoro non lo farei mai”.

Quando sento parlare di commercialisti, in riviste normali o in programmi televisivi, la chiave è sempre in senso negativo; veniamo contemplati solo se accade qualcosa di spiacevole, tra l’altro anche se la cosa spiacevole è causata da un “consulente fiscale”, sì perché il termine commercialista viene utilizzato per chiunque, tanto nessuno dice nulla e tutti possono fare tutto.
Non è così per le estetiste e le parrucchiere che, per esercitare, devono rispondere a precisi requisiti altrimenti chiudono bottega, ma noi?
Noi no, la nostra professionalità è tranquillamente sostituibile.

Sto sorridendo da sola... avete mai letto il testo dell’audizione del Consiglio nazionale del 25 marzo 2015?
In sostanza, riferendosi alla sentenza della Corte di Cassazione n. 11545 del 23 marzo 2012, ribadisce che l’esercizio abusivo della professione è punito penalmente però, sì c’è un grande PERÒ che mi fa tanto sorridere, “anche quando l’attività caratteristica sia svolta in modo abituale, organizzato e retribuito, la condotta non rileva penalmente ove colui che la esercita abbia chiarito espressamente – al riguardo le SS.UU. parlano di “esplicitazione inequivoca” – di non essere munito di quella specifica abilitazione e di operare in virtù di titoli diversi, se non per l’esperienza personale comunque acquisita”.

Morale della favola: fai pure il commercialista, basta che non dici di esserlo (tanto te lo dicono i clienti, che chiamano tutti indistintamente commercialisti).
Stop, mi fermo! Starete pensando che anch’io sto utilizzando questo prezioso spazio quale sfogo e avete ragione. Non sapete quanto bene mi stia facendo scrivere queste quattro righe!

Però... avrei anche una proposta “indecente” da fare. Dal momento che ora è possibile pubblicizzare i nostri servizi, perché non cogliere questa preziosa opportunità? Perché non pubblicizzare massicciamente la nostra professione all together? Perché non gridare ai quattro venti che la nostra professione conta, che è utile, che è importante, che richiede molto studio, che non è lo stesso rivolgersi a “chiunque”, che facciamo la differenza?
Cosa ne dite, è poi una così cattiva idea?


Lara Dal Zin
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Pordenone

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