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FISCO

Fisco e futuro, Visco: «Con la tecnologia evasione dimezzata in due anni»

L’ex Ministro, tra i relatori al convegno del 20 settembre a Torino, parla di fatturazione elettronica, web tax e legge di bilancio

/ Savino GALLO

Sabato, 15 settembre 2018

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Il rapporto tra Fisco e nuove tecnologie, non solo in termini di impatto nella lotta all’evasione fiscale e sull’attività quotidiana di professionisti e imprese, ma anche come elemento regolatore di un’economia sempre più digitalizzata. Il tema verrà affrontato, in tutte le sue sfaccettature, a Torino, nel corso del convegno “Fisco & Futuro”, organizzato da Eutekne in occasione del suo trentennale. Al teatro Carignano (ore 14) si ritroveranno esponenti delle istituzioni e del mondo delle professioni, per discutere di fatturazione elettronica e digital tax. Tra loro, Vincenzo Visco, ex Ministro dell’Economia, con cui abbiamo discusso anche della prossima legge di bilancio, partendo però proprio dalla fatturazione elettronica.

Si aspetta che ci siano ulteriori ritardi, visto il rinvio della sperimentazione sui carburanti?
“Mi aspetto che ci saranno proteste di vario tipo e scuse per creare ulteriori rinvii o, e sarebbe l’aspetto più grave, escludere alcune categorie. Personalmente penso sia inevitabile andare in quella direzione. Se il nostro Paese fosse stato governato meglio la faccenda l’avremmo risolta da tempo”.

Ma è davvero necessaria per combattere l’evasione?
“In Italia l’evasione è un fenomeno di massa. Sono milioni e milioni di voti, non è uno scherzo. Quindi, le resistenze possibili sono tante. È chiaro, però, che se si parte davvero tutta una serie di giochetti non saranno più possibili. Dall’altro lato, ci sarebbe la possibilità di abolire molti adempimenti, magari anche la contabilità IVA, che a quel punto non servirebbe più. Cambierebbe tutto. Il mio rammarico è che questa possibilità sia stata fortemente rallentata dai Governi che si sono succeduti da Berlusconi in poi. Quando ho fatto il fisco telematico, 20 anni fa, allora sì che era una rivoluzione. Si sarebbe dovuto proseguire su quella strada, estendendone la portata, perché la tecnologia offriva già allora questa possibilità. Ma è rimasto tutto fermo”.

È mancata la volontà politica?
“Assolutamente. In Italia far pagare le tasse è possibile e non è neanche tanto difficile. Se si volesse, in due anni si potrebbe dimezzare l’evasione”.

Una fatturazione elettronica basata su meccanismi premiali e non solo dissuasivi non potrebbe essere più efficace?
“Il premio è l’eliminazione degli adempimenti. Oltre a spesometro e redditometro, può darsi che si possa eliminare anche lo split payment, seppur non tutto insieme, se il sistema darà garanzie assolute. In più, c’è l’incentivo che se si recuperano tanti soldi si potrebbero davvero abbassare le tasse”.

A proposito di tasse, quanto ritiene urgente introdurre una digital tax?
“È una storia complicata, su cui bisogna fare qualcosa. L’OCSE sta lavorando per mettere a punto una serie di misure e ci sono anche due direttive europee che vanno in questa direzione. Ma alcuni Paesi frenano: non solo i paradisi fiscali, ma anche la Germania, che è disposta a rinunciare alla web tax per non scontrarsi con gli USA riguardo ai dazi sulle automobili”.

Quindi, la soluzione è la regolamentazione interna. Il precedente Governo ha fatto qualcosa ma il relativo regolamento non è ancora arrivato.
“Mi pare che per il 2019 siamo fuori tempo massimo, visto che il regolamento sarebbe dovuto arrivare ad aprile. Ma mi aspetto che qualcosa si faccia. Anche perché sia Lega che Cinque stelle hanno sempre sostenuto che la vera evasione è quella delle multinazionali che fanno profitti senza pagare le tasse e non quella delle piccole imprese italiane”.

Continuando sull’evasione, davvero la flat tax aiuterebbe a ridurla e a stimolare gli investimenti?
“L’evasione si combatte con altre cose, non abbassando le aliquote. Chi evade continuerà a farlo anche se c’è da pagare meno. Secondo alcuni studi, il disincentivo è rappresentato dalle sanzioni, che sono rapportate all’aliquota. Ma abbassando l’aliquota diminuirebbero anche le sanzioni, quindi non so quanto possa funzionare. Sul piano degli investimenti, l’intenzione sembrerebbe quella di fare concorrenza fiscale ai Paesi che propongono aliquote più basse. Posto che, con i ruling, molte grandi imprese già pagano meno di quello che dovrebbero, la concorrenza si dovrebbe fare sulla qualità dei prodotti, non sulle aliquote”.

“Pace fiscale”: un altro modo per dire condono?
“Certo che è un condono. Ma li ha fatti anche il centro-sinistra di Renzi, quindi non possiamo stupirci. Servono soldi e consenso. Non so, però, cosa altro ci sia da condonare. A meno che non si voglia andare sul contante. Sarebbe un condono per il riciclaggio e non so come i pentastellati potrebbero giustificarlo, visto ciò che hanno sempre sostenuto sul tema”.

In definitiva, cosa si aspetta dalla legge di bilancio?
“La mia impressione è che siano costretti a trovare un punto di equilibrio con i mercati e con l’Europa sulla tenuta dei conti. Pare che leghisti e pentastellati comincino ad accettare il principio di lealtà. Il punto è questo: o fanno una cosa ragionevole e accettabile per i mercati o il Paese rischia di saltare”.

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