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LETTERE

Sull’e-fattura si sottovaluta il problema della condivisione di dati aziendali

Venerdì, 23 novembre 2018

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Gentile Redazione,
questa mattina ho avuto modo per l’ennesima volta di constatare il differente approccio alla fattura elettronica tra i professionisti e gli addetti ai lavori delle società di software.
Mi riferisco in particolare modo alle affermazioni del dottor Mariotti contenute nell’articolo “Sanzioni sull’e-fattura a partire da settembre 2019”, il quale ci tiene a sottolineare come “il warning del Garante non riguarda la fattura elettronica B2B, cioè quella che avviene tra soggetti giuridici, fra le imprese, fra i soggetti IVA, ma esclusivamente l’ambito B2C (Business to consumer, ndr) e il trattamento dei dati delle persone fisiche” (vedasi vostro virgolettato).
Bene. Leggo appena dopo la lettera inviatavi dal collega Guarnerio (si veda “Su e-fattura e privacy ce n’è abbastanza per un pausa di riflessione”), sempre preciso e attento alle varie problematiche, e fortunatamente torno in pace con me stesso.

Constato che non solo il sottoscritto ritiene che circoscrivere la problematica della fattura elettronica alla questione dei dati sensibili delle persone fisiche (soli soggetti tutelati dal GDPR) sia riduttivo e fuorviante.

Il dottor Guanerio, infatti, si premura dal metterci in guardia circa un problema molto più grave e serio (o almeno altrettanto serio tanto quello dei dati personali delle persone fisiche, unica problematica che bontà sua sembra aver rilevato il dottor Mariotti). Vale a dire il problema della condivisione di dati aziendali, industriali e commerciali talmente importanti e allettanti per tanti operatori economici da poter scatenare una vera e propria guerra commerciale.
Possibile che il dottor Mariotti si trinceri dietro la stretta lettura del parere del Garante e non voglia ammettere le mille altre criticità? Il tavolo permanente di lavoro, cui lo stesso ha fatto cenno, come ha pensato di scongiurare possibili furti di dati o se vogliamo di “condivisione non autorizzata”?

Mi pare di intuire che il problema in tal senso sia poco sentito se è vero che la stragrande maggioranza vede la fattura elettronica come una “leva competitiva” per le aziende italiane e per gli studi professionali, senza premurarsi degli enormi problemi ben evidenziati dal collega Guarnerio.

Ecco perché molta paura (molto probabilmente in quanto non capite a fondo dal sottoscritto) suscitano le parole del direttore dell’Osservatorio professionisti del Politecnico di Milano Claudio Rorato. Egli, durante un recente incontro con l’Agenzia delle Entrate, ha affermato: “la fattura elettronica deve esse vista come un asset per gli studi professionali. L’aspetto che la caratterizza in questo modo è fornito dalla ampia mole di dati che ogni commercialista avrà a sua disposizione. È fondamentale che questi dati rimangano dentro gli studi, piuttosto che negli archivi della p.a. In questo modo potranno essere utilizzati dagli studi stessi in molte modalità. La prima è data dalla possibilità di creare dei benchmark di riferimento che consentono al professionista di avere una visione empirica dei vari comparti e di poter offrire un servizio di consulenza aziendale molto sofisticato, avendo a disposizione tutti gli indicatori necessari allo scopo. In questo modo il professionista si specializza e riesce a fornire un supporto davvero aggiunto al cliente”.

Sarà proprio per questo che grandi realtà hanno fiutato il business? Ma sarà legale?


Sandro La Ciacera
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Milano

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