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LETTERE

Con l’aumento dei collegi sindacali è necessaria la tariffa professionale

Mercoledì, 30 gennaio 2019

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Caro Direttore,
in questi giorni si discute in modo certamente animato sulle nuove opportunità di incarichi professionali, alcune già previste, e altre verosimilmente in itinere, a favore della categoria dei Consulenti del lavoro.

Non intendo assolutamente discutere della coerenza di tali opportunità rispetto ai percorsi formativi che caratterizzano la professione in questione, per soffermarmi, piuttosto, sulle nuove possibilità di incarichi che dovrebbero derivare a favore di tutti i professionisti legittimati – tra cui noi dottori commercialisti – dall’incremento del numero di collegi sindacali in relazione alle società a responsabilità limitata.

Indubbiamente a prima vista viene da plaudire a questa importante novità, per gli aspetti di carattere economico-sociale e per l’incremento delle nostre attività professionali. Sono evidenti difatti sia il beneficio che il maggiore presidio di professionisti e professionalità avrà sulla vita delle aziende, e delle loro vicende economico-finanziarie, anche nella prospettiva di prevenzione delle ormai innumerevoli situazioni di crisi, sia le opportunità di nuovi incarichi per tutti noi professionisti del settore.

Ma a una più attenta riflessione, c’è da dire che “siamo alle solite”: incremento di responsabilità per remunerazioni impreviste e imprevedibili.
Sull’aumento delle responsabilità, appare evidente che, ancora una volta, lo Stato ci porta a essere – come titolava una nota testata qualche tempo fa – i “Professionisti da Guardia” delle aziende, a svolgere un ruolo di ampio presidio, di regolarità ovvero di nefandezze, mai realmente circoscritto. Per comprendere a pieno questo aspetto, basta soffermarsi sulle incertezze che caratterizzano il controllo circa l’“adeguatezza del sistema organizzativo, amministrativo e contabile adottato dalla società e sul suo concreto funzionamento”, elemento centrale dei doveri del collegio sindacale previsti dall’art. 2403 c.c.

E veniamo ai compensi: senza tariffe professionali, sarà l’ennesima corsa al ribasso del mercato per accaparrarsi incarichi, a discapito delle proprie responsabilità e professionalità, se non del proprio decoro personale.
Con un’inevitabile lievitazione dei costi per le necessarie polizze assicurative, sempre più preda di facili realizzi delle procedure fallimentari.

E allora, che fare sul punto? Innanzitutto la nostra categoria dovrebbe pretendere una puntuale determinazione della tariffa professionale: non dimentichiamo che il MEF possiede ora tutte le informazioni su conferimenti di incarichi e compensi, e potrebbe svolgere un conseguente attento ruolo di controllo, per evitare il proliferare di incarichi che, proprio in ragione dell’esiguità dei compensi, possono palesare chiari indicatori di impegno e professionalità quanto meno incerti.

In subordine, va da sé che dovranno essere conseguentemente circoscritte le responsabilità dei professionisti, come si è da ormai lunghissimo tempo detto, in misura proporzionata all’ammontare dei compensi percepiti. Ciò affinché sia immediatamente percepito, dal MEF e da tutti gli stakeholder, che, semplificando, a compensi dichiaratamente esigui, sarà naturale che il MEF – organo di vigilanza ministeriale – nonché l’opinione pubblica, si attenda scarso impegno, scarsa professionalità, limitate responsabilità.


Gianni Tomo
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Napoli

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