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Giovedì, 30 marzo 2023 - Aggiornato alle 6.00

OPINIONI

Rapporto tra imprese, cittadini e Fisco da basare su una vera «parità delle armi»

Positivo il riconoscimento esplicito nel PNRR della necessità di potenziare l’accesso per tutti i contribuenti alle fonti giurisprudenziali

/ Edoardo GINEVRA

Venerdì, 4 giugno 2021

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Pubblichiamo l’intervento di Edoardo Ginevra, Presidente di AIDC Milano.
Riforma fiscale e giustizia tributaria sono due dei moltissimi temi rilevanti che il Recovery plan intende affrontare e speriamo finalmente risolvere. Se sulla riforma fiscale il PNRR si limita a tratteggiarne gli obiettivi rimandando a successivi approfondimenti il merito, in tema di giustizia tributaria si trova qualche dettaglio in più.

Certamente positivo in questo senso il riconoscimento esplicito nel piano della necessità di potenziare l’accesso per tutti i contribuenti alle fonti giurisprudenziali attraverso piattaforme tecnologiche aperte. Si tratta di un tema su cui AIDC insiste da tempo, chiedendo che nel processo tributario telematico sia garantita la “parità delle armi” tra contribuente e l’Agenzia delle Entrate nell’accesso a tutte le sentenze tributarie. Di recente sul tema si è avuta peraltro la netta presa di posizione del Garante del Contribuente della Lombardia che, in accoglimento della segnalazione di AIDC, ha affermato che, a partire dal 1° giugno 2021, il MEF dovrà mettere a disposizione dei contribuenti e di ogni interessato, l’accesso generalizzato alle sentenze delle Commissioni tributarie dando così piena attuazione ai principi di collaborazione e buona fede previsti dallo Statuto del Contribuente.

Quello della “parità delle armi” o meglio ancora della “parità dei diritti” è d’altra parte un tema fondamentale nel rapporto fisco-contribuente ed investe tutte le attività di compliance contabile e fiscale, ancor di più in un contesto di crescente digitalizzazione come quello attuale che rende ulteriormente evidente la necessità che i benefici dell’utilizzo dell’enorme patrimonio informativo a disposizione dell’Agenzia delle Entrate siano effettivamente ed efficacemente condivisi con imprese e professionisti che peraltro, non va dimenticato, hanno avuto un ruolo fondamentale nella costruzione di questo patrimonio di informazioni e dati digitali.

Occorrerà quindi che l’uso di strumenti e dati cosi ampi e potenti non sia limitato alla sacrosanta battaglia di contrasto all’evasione; le potenzialità offerte dal digitale, se messe a fattor comune, rappresentano infatti una concreta opportunità per dar vita ad un nuovo paradigma nei rapporti fisco – contribuente che, grazie alle potenzialità degli strumenti ed una opportuna e coerente ridefinizione delle norme, può ambire estendere efficacemente anche alle PMI gli obiettivi della cosiddetta “cooperative compliance” a tutto vantaggio della competitività del sistema.

Salvaguardare il diritto del contribuente a compiere scelte consapevoli anche nelle valutazioni di rischio fiscale e a conoscere gli elementi che possono indurre l’amministrazione finanziaria ad individuare profili di rischio oggettivo o soggettivo, significa poter offrire importanti strumenti di competitività alle imprese ed al sistema paese in genere.
D’altra parte, lo stesso Piano triennale per l’informatica nella P.A. afferma chiaramente che il “patrimonio informativo della pubblica amministrazione è un bene fondamentale per lo sviluppo del Paese e deve essere valorizzato e reso disponibile ai cittadini e alle imprese, in forma aperta e interoperabile” e altresì che “le pubbliche amministrazioni devono evitare di chiedere ai cittadini e alle imprese informazioni già fornite” (cosiddetto principio “one only”).

Ed è proprio in questa direzione che l’intero sistema della compliance fiscale va riprogettato; chiunque in queste ore si sta cimentando con la compilazione dei modelli di dichiarazione fiscale ha una plastica e immediata evidenza di come oggi non sia così e si viva invece una realtà diametralmente opposta che richiede al contribuente la compilazione di modelli sempre più complessi che contengono molti dati già noti all’amministrazione finanziaria e di cui non si percepisce l’effettiva finalità se non quella di ampliare il possibile margine di errore di compilazione con conseguenze sanzionatorie spesso rilevanti.

Un rapporto equilibrato tra imprese, cittadini e fisco, basato su una effettiva “parità delle armi” e anche in chiave digitale è quindi una questione fondamentale per uno Stato di diritto che si vuole dare obiettivi di crescita così ambiziosi come quelli indicati nel PNRR e dovrà essere il presupposto di qualsiasi ipotesi di riforma tributaria.

Si tratta del resto di una questione rilevante anche per la nostra professione che da questa prospettiva potrà trovare nuove opportunità anche per le attività di compliance contabile e fiscale – che ancora oggi rappresentano una percentuale rilevante del fatturato degli studi professionali – da svolgere in chiave moderna, con nuove competenze e tecnologie, ma per la quali il ruolo e la competenza del professionista rimangono essenziali sia per il cliente che per l’Amministrazione finanziaria e quindi per il sistema Paese. Alla politica di categoria il compito di lavorare in questa direzione.


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