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LETTERE

Oggi la formazione continua rischia di diventare un’attività da benestanti

Giovedì, 11 novembre 2021

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Gentile Direttore,
è di certo un dato di fatto che chi sceglie di fare il commercialista per professione ami studiare. Tuttavia mi sia concessa una riflessione. Una formazione continua che naviga a vista sta diventando una barriera all’accesso della professione, trasformando la stessa in un’attività da benestanti un po’ come accadeva nell’800. All’epoca infatti lo studio era per pochi. Coloro che potevano permettersi di studiare provenivano quasi tutti da famiglie agiate.

La formazione continua permanente obbligatoria trova fondamento nella sacrosanta buona intenzione di rendere più autorevole e contemporanea la nostra professione. La scelta fu animata peraltro dal solito “CE LO CHIEDE L’EUROPA” e questo va di certo considerato. Tuttavia, non possiamo non rammentare che da sempre l’aggiornamento è un obbligo deontologico e non un gentlemen agreement e che tra persone serie un obbligo è vincolante soprattutto quando non si ha lo stipendio fisso ma è il mercato che decide o meno la tua sopravvivenza.

Immaginiamo oggi un commercialista tipo, un collega di 40 anni che lotta dalla mattina alla sera per far quadrare i conti del suo studio, dove le contabilità rappresentano l’80% delle sue entrate ma non bastano per tirare avanti, visti gli insoluti e i prezzi applicati (la tariffa non c’è più e i prezzi per lo più sono fermi al 2000).
Il collega quindi non si preclude altre opportunità professionali. È revisore legale e mantiene l’iscrizione anche all’elenco dei revisori degli enti locali, anche perché un collega suo amico è stato nominato a 5.000 euro annui revisore in un Comune di 2.500 abitanti dell’Agro Pontino. D’altronde il collega pensa “non si sa mai, un giorno potrei essere sorteggiato...”. Il collega ha poi anche frequentato il corso di formazione (40 ore) e ha deciso, sempre per non precludersi un’altra opportunità, di iscriversi all’Organismo di composizione delle crisi di sovraindebitamento (zero incarichi per ora).

Infine, novità dell’ultima ora, anche il DL 118/2021 sicuramente rappresenterà un’opportunità per il nostro amico tenendo conto che già da dieci anni si occupa di crisi d’impresa ricoprendo incarichi di curatore fallimentare, commissario giudiziale e per non farsi mancare nulla anche custode delegato alle vendite immobiliari (i ricavi conseguiti in questi primi dieci anni, a fronte di un impegno che mai avrebbe immaginato, ammontano a circa 5.000/6.000 euro viste le lungaggini giudiziarie e le modalità di erogazione degli acconti). Il commercialista ha quindi appreso che dovrà effettuare, oggi per domani, un corso abilitante di almeno 55 ore e superare un esame nonostante l’esperienza acquisita negli anni. Ciò perché la sua figura è stata equiparata agli avvocati e ai consulenti del lavoro nella maggioranza dei casi privi di esperienza.

Facciamo adesso il calcolo dei crediti formativi che nel 2021 il nostro immaginario collega dovrà maturare. In primis c’è l’obbligo da dottore commercialista diciamo generalista (quello delle contabilità per intenderci) che, sarò sintetico, è pari a 30 ore annue con la maturazione di almeno nove crediti nelle materie obbligatorie durante il triennio. Come abbiamo detto però il nostro povero collega vorrebbe non perdere le opportunità appena descritte e quindi, ricapitolando, a suo carico nascono i seguenti obblighi formativi:
- COMMERCIALISTA, almeno 30 crediti annui;
- REVISORE DEI CONTI, almeno 20 crediti annui;
- REVISORE ENTI LOCALI, almeno 10 crediti annui e sostenimento di un esame;
- GESTORE DELLA CRISI, almeno 20 crediti annui (40 crediti nel biennio).
- DL 118/2021, almeno 55 crediti e un esame.
In totale 135 crediti/ore di formazione, esami e quant’altro.

Sia chiaro, i 30 crediti da... “COMMERCIALISTA DI BASE” potranno pure essere validi per parte dei predetti obbligatori sopra evocati, ma è evidente che la situazione che si presenta è senza alcun dubbio surreale!

Ah dimenticavo! Il nostro amico-collega, essendo una persona seria, dedica almeno due ore al giorno compresi sabato e domenica al suo aggiornamento personale, quello probabilmente più serio e necessario, che gli permette di restare sul mercato e di fornire alla sua clientela risposte dettagliate e complete, non di certo reperibili in internet.

Un professionista che si possa permettere 135 ore di formazione in un anno e sostenere anche esami, frequentare i tribunali per attendere alle attività giudiziarie, sperare di essere sorteggiato da un ente locale, nominato da un OCC, scelto dalla CCIAA del Capoluogo di Regione come esperto, a mio avviso deve necessariamente essere benestante. Se poi si considera che il collega in questione potrebbe avere anche una famiglia, allora l’idea che il professionista sia un elegante nobiluomo di altri tempi che in alternativa alla caccia alla volpe abbia scelto di fare tutto questo per occupare il suo tempo diventa di sicuro una convinzione nell’immaginario collettivo. Tirando le somme, io penso che giunti ormai a questa situazione possiamo solo sperare, se credenti, nell’aiuto del Buon Dio.


Marco Santoni
Presidente ODCEC Viterbo

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