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LETTERE

Propongo che il CNDCEC sia votato dai Consiglieri di Ordine, ma come singoli

Mercoledì, 25 maggio 2022

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Gentile Redazione,
non esiste una prospettiva senza due punti di vista!
Sulla base di questo adagio in un caffè di Udine un past President nazionale e un past President locale trovano spesso il modo di confrontarsi: per cercare una prospettiva, con punti di vista differenti: da un lato chi ha saputo condurre la categoria avendo una “visione” strategia di lungo periodo, dall’altro chi ha lavorato in Provincia sul territorio più direttamente a contatto con gli iscritti e più orientato al problem solving quotidiano.

Negli scambi di opinioni, frequenti e sempre edificanti, fra me e Claudio spesso affrontiamo temi legati alla “politica di categoria” nel più bel senso del termine: la differente età, le differenti esperienze, ma i comuni ideali ci hanno portato a ragionare sulle recenti elezioni del nostro Consiglio nazionale che hanno finalmente dato una governance alla nostra categoria.

La base comune del ragionamento è stata la seguente: ciò di cui tutti abbiamo bisogno è una unità di intenti e di prospettive sia per quanto riguarda il rapporto e il confronto con gli stakeholder con cui noi Commercialisti entriamo in contatto quotidianamente, sia per quanto riguarda i rapporti interni alla nostra stessa categoria e il governo della stessa.

Durante la lunga e appassionata campagna elettorale sono state proposte, da ambedue gli schieramenti, diverse idee di progettualità e diverse idee su come realizzare tali progetti.
Su una cosa tutti siamo d’accordo (poi le idee per realizzarle sono le più diverse): la necessità di riformare la norma che disciplina la nostra professione: il refrain più gettonato è stato “bisogna mettere mano al 139”!

Ebbene, mi permetto (da ex Presidente di Ordine e da “fruitore” diretto del “139”) di ricordare che il precedente Consiglio nazionale aveva redatto un documento figlio di una “due giorni” romana in cui i Presidenti in carica avevano cercato di trovare una convergenza su un testo che tutto sommato era condiviso dalla larga maggioranza. Direte questa è storia: senz’altro vero, ma diversi degli attori di quella riunione oggi siedono in Consiglio nazionale e direi che, soprattutto sulle idee più tecniche e meno politiche (riforma della incompatibilità solo per fare un esempio) si potrebbe pescare da quel documento.

Essendo oggi ancora freschi del momento elettorale mi permetto di avanzare un’idea per il cambiamento del modello di elezione del Consiglio nazionale: le idee sul tavolo, da sempre, sono due, alternative fra loro.
Dare spazio a tutti i Colleghi iscritti, e quindi promuovere un’elezione diretta del Presidente e del CN ovvero lasciare, come oggi, le elezioni del Presidente, e quindi del CN, in mano ai consigli locali, con un sistema basato sul voto elettorale dei singoli Ordini, sostanzialmente “pesati” in base al numero di iscritti per singolo Ordine.

La critica al primo sistema è quella che l’elezione diretta porti a un organo di secondo livello non eletto secondo la giusta prospettiva (perché la visione di tutti i colleghi può esser più orientata a considerare il CN più come un sindacato che come una rappresentanza istituzionale della categoria), mentre la critica la secondo sistema è quella che così come strutturato favorisce accordi e promesse (rectius scambio di voto) ed è più “controllabile” perché il voto viene espresso dal Consiglio dell’Ordine all’unisono con delibere che a posteriori sono note e verificabili (sebbene con votazione singola dei consiglieri).

La proposta che faccio (idea figlia appunto delle chiacchiere udinesi fra Claudio e me) è quella di valutare una sorta di sistema misto in cui sia previsto il voto dei consiglieri, ma come “singoli”. Tale modalità permetterebbe di rendere le elezioni sicuramente più trasparenti, permettendo a ognuno dei 1.300/1.400 consiglieri di farsi la propria idea e di “contare” come singolo, evitando dall’altra parte accordi e promesse che non potrebbero essere fatte a ognuno dei “delegati”.

Sarebbe una sorta di elezione diretta di secondo livello, senza la possibilità di “controllare” il voto a posteriori e quindi tagliando quel pericoloso filo che lega il voto alla promessa elettorale.
Ci vuole coraggio, ci vuole trasparenza.


Alberto-Maria Camilotti
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Udine

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