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Nelle indagini finanziarie i costi vanno sempre riconosciuti

/ REDAZIONE

Venerdì, 24 febbraio 2023

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La Cassazione, con la sentenza n. 5586 depositata ieri, ha rivisto il proprio orientamento in tema di riconoscimento forfetario dei costi nell’ambito delle indagini finanziarie, recependo quanto detto dalla Corte costituzionale con la sentenza n. 10/2023.

Da anni, la giurisprudenza di legittimità è consolidata nel ritenere che, in caso di accertamento emerso sulla base della presunzione di ricavo derivante dalle movimentazioni bancarie non giustificate, il riconoscimento forfetario vada effettuato solo in caso di accertamento induttivo puro (art. 39 comma 2 del DPR 600/73) e non del comune accertamento analitico induttivo.

La Corte costituzionale, criticando questo orientamento, forse con l’intento di lanciare un messaggio subliminale, ha affermato che ciò non è proprio (diritto vivente) e che comunque non ci sono pronunce a Sezioni Unite. La Cassazione ha accolto il messaggio affermando che occorre sempre riconoscere una quota forfetaria di costi, senza che il contribuente debba fornire una prova analitica.

Ciò è sicuramente coerente con il principio di capacità contributiva, specie per le presunzioni derivanti dai prelevamenti non giustificati. Se si può presumere che un prelievo non giustificato sia servito per acquistare in nero beni da vendere in nero, allora è ragionevole riconoscere anche una quota di costi.

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