Con la rateizzazione del secondo acconto subiamo l’ennesima vessazione
Gentile Redazione,
scrivo per dare sfogo alla mia rabbia che comunque rimarrebbe inascoltata. Ci risiamo: in riferimento al grande risultato raggiunto in maniera così tempestiva, di potere godere della rateizzazione del pagamento del secondo acconto dovuto dai contribuenti per l’anno 2023 delle imposte, non posso che constatare amaramente e prendere atto dell’ennesima vessazione che subiamo ammutoliti e attoniti alla quale comunque, come sempre, ci adatteremo e sempre a nostre spese.
Chi potrà “godere” di questa fantastica agevolazione sventolata come la tanto attesa novità a beneficio dei contribuenti? Vediamo:
- persone fisiche sì, società no;
- titolari di partita IVA sì, ma solo con fatturato soglia di 170.000 euro (consiglio qualche numero di giocarlo al lotto, non si sa mai);
- persone fisiche non titolari di partita IVA no, soci di società “trasparenti” no;
- IRPEF sì contributi INPS no;
- …
Sinceramente avrei aggiunto che il “beneficio” spetta solo a chi ha una zia con uno specifico malanno con onere della prova a carico del contribuente.
Senza contare poi che tra due anni arriveranno gli avvisi bonari dell’Agenzia delle Entrate con i quali verranno contestati i ritardi dei versamenti, come è avvenuto con le proroghe concesse nel periodo dell’emergenza COVID, ai quali aggiungiamo le lettere di compliance inviate ai soggetti in regime forfetario per comunicare dati di cui nessuno ha traccia e quelle per le discordanze tra i flussi delle transazioni elettroniche, erroneamente comunicati doppi o tripli dagli obbligati, e i corrispettivi/fatture elettroniche transitate dallo SdI, una vera apoteosi.
È proprio vero che il limite al peggio non esiste.
Monica Marconi
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Bologna