Confisca del bene del terzo interposto con attivazione probatoria
Va adeguatamente motivata la «sproporzione» tra i beni sequestrati e i redditi percepiti dall’intestatario
Negli ultimi decenni, la confisca penale – più propriamente, per la varietà di previsioni dell’istituto, il termine andrebbe declinato al plurale – ha assunto, anche in ambito sovranazionale, una decisiva rilevanza nella repressione delle condotte illecite collegate ai reati economici e alla criminalità organizzata.
Nel sistema normativo delle sanzioni patrimoniali, in costante evoluzione, particolare rilievo riveste l’art. 240-bis c.p. (“confisca in casi particolari”) su cui si è soffermata la Cassazione con la sentenza n. 2018 depositata ieri.
La disposizione, riproponendo in gran parte la disciplina del previgente art. 12-sexies del DL 306/1992, non esige la sussistenza di sufficienti indizi circa l’illecita provenienza dei beni da confiscare, ma si limita a richiedere
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