Finanziaria: a novembre nuovo decreto, misure per 7 miliardi
La manovra di politica economica accelera: mentre la commissione Bilancio di Montecitorio ha iniziato l’esame della Legge di stabilità e potrebbe concludere i lavori già la prossima settimana, fonti di Governo annunciano che entro metà del mese prossimo dovrebbe arrivare il decreto per dare nuovo impulso all’economia. Con una dotazione di ben 7 miliardi di euro, che non saranno reperiti con nuovi tagli, ma con altro tipo di entrate: tra queste, 3 miliardi arriverebbero dalle aste delle frequenze “libere”. Si completa così la strategia annunciata pochi giorni fa dal ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, che aveva spiegato che dopo la stabilità dei conti era arrivata quella dello sviluppo economico.
L’iter della “nuova finanziaria”, completamente cartolare, è quindi iniziato. Venerdì prossimo è fissato (alle 14) in Commissione Bilancio il termine per la presentazione degli emendamenti, il 2 novembre ci dovrebbe essere la valutazione di ammissibilità per iniziare a votare il 3 novembre. La Legge di Stabilità potrebbe chiudere il suo iter a Montecitorio già la prossima settimana per passare poi all’esame di Palazzo Madama. “La legge di Stabilità, come si evince dalla stessa denominazione - ha detto il relatore Marco Milanese - non è più lo strumento principale attraverso il quale realizzare gli interventi necessari a realizzare gli interventi necessari ad attuare la manovra finanziaria ma, piuttosto, lo strumento idoneo a comporre il quadro delle grandezze finanziarie conferendo stabilità al bilancio e assicurando il conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica”. Si determina così “la necessità di individuare ulteriori e diversi strumenti per perseguire gli obiettivi di crescita”.
Quindi Milanese annuncia che a novembre arriverà il decreto per lo sviluppo. Il provvedimento, un po’ in anticipo rispetto al “milleproroghe” inizialmente previsto che arriva a fine anno, avrà una dotazione di circa 7 miliardi. Per reperire le risorse varie le strade allo studio anche se quasi certamente 3 dei 7 miliardi dovrebbero arrivare dalle aste delle frequenze che si liberano con il passaggio dalla tv analogica a quella digitale. Restano ancora da reperire ulteriori 4 miliardi che però non sarebbero di “tagli”, ma arriverebbero da “altro tipo di entrate”, sulle quali si starebbe ancora ragionando e da una rimodulazione delle spese. (Ansa)
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