La capacità non è questione di genere: sta alle donne crederci davvero
Caro Direttore,
per puro autolesionismo anche oggi ho letto sul vostro (bellissimo) quotidiano un parere sulle “quote rosa” (la lettera “Una donna come Presidente del CNDCEC” del 19 marzo); personalmente ritengo condivisibile affrontare pubblicamente la questione, ma per motivi un po’ diversi da quelli sinora espressi.
Ho sempre collaborato con colleghi e colleghe, senza mai porre distinzioni di “genere”; questo bailamme sulle “quote rosa” un po’ mi stupisce e un po’ mi infastidisce, proprio perché c’è il rischio dell’effetto opposto, ovvero scavare un solco dove prima non c’era, o meglio, dove prima il solco era già in via di estinzione grazie al buon senso di tanti, tantissimi colleghi e colleghe.
La questione da poco sollevata a proposito del prossimo Presidente del Consiglio nazionale donna per me vale tanto quanto la questione del Presidente USA di colore, tanto quanto la questione degli arbitri, magistrati, parlamentari, avvocati, minatori, scrittori, giornalisti, sportivi, imprenditori, insegnanti, medici, e così via. Non c’è nessuna questione. O forse sì.
Forse non sono gli uomini a doversi convincere delle capacità e delle potenzialità delle donne, piuttosto sono le donne a doversi convincere delle loro possibilità e a decidere se ne può valere la pena: se è così, se ne parli ancora a lungo.
E chiunque sia il prossimo Presidente del CNDCEC (o dell’UNGDCEC o di altri sindacati professionali), beh, a me interessa che sia capace, dedicato/a e determinato/a. Il resto non conta e non sarà per me motivo di gaudio o di sollievo il fatto che sia donna o uomo.
Buon lavoro a tutti, indistintamente.
Emanuele Favero
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Parma
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