Anacronistico avere due Casse per una sola professione
Caro Direttore,
l’articolo apparso su Eutekne.info dello scorso 25 giugno, “Unagraco: alla CNPR non va trasmesso solo l’elenco dei ragionieri commercialisti”, che riferisce della questione su cui dibattono con animosità Anedda e Marcello, persone che “di Cassa” ne sanno molto, mi costringe a scrivere per lenire la mia insofferenza e il mio disagio di fronte a simili “acuti” assunti, cercando di liberarmi della delusione che provo e che speravo avesse potuto dissolversi in conseguenza di comportamenti più propositivi, che avrebbero potuto rimuovere posizioni di acredine dannose per la nostra professione.
Insomma, può essere che, dopo esserci logorati per giungere all’unificazione delle professioni contabili, continuiamo a farci del male nel voler tenere separate due Casse per una stessa professione?
Senza contare, poi, che i laureati che si approcciano alla nostra professione non sanno a quale Cassa iscriversi. E che dire della contribuzione disomogenea e disallineata prevista dalle due Casse?
Non mi addentro nelle problematiche attuariali che sottendono ai ragionamenti: sono consapevole che siano alquanto pregnanti e costituiscano il discrimine prospettico. Penso, però, che sia assurdo avere due Casse per una sola professione.
Se poi vi dicessi che arrivo a pensare a un’unica Cassa per tutte le professioni, sono convinto che credereste di avere a che fare con una persona che fa dell’utopia e che forse non ragiona più. Ma tant’è.
Le mie riflessioni e considerazioni giungono a queste conclusioni, e credo che il tempo mi darà ragione.
Tuttavia, rimanendo per adesso nei nostri ambiti, dico che tutti devono fare la loro parte per pensare e realizzare un percorso sensato e strategicamente orientato ad evitare che la nostra professione continui a essere logorata da contrapposizioni sterili, che ci fanno perdere di vista obiettivi ben più pregnanti e indifferibili.
Paolo Fabris
Già Presidente dell’ODC di Pordenone
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