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LETTERE

Liberalizzazione delle professioni a discapito della qualità

Giovedì, 7 luglio 2011

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Caro Direttore,
come un vecchio motivetto che attraversa le menti nei momenti di libertà, ogni tanto, nella lunga strada della tanto declamata riforma delle professioni, torna la canzoncina delle liberalizzazioni.

Affrontiamo convegni, promesse politiche, serio lavoro di capaci componenti del CNDCEC, sembra sempre che la riforma sia in porto, ed ecco che improvvisamente, scongiurando anni di lavoro e difesa dell’immagine e del ruolo del commercialista, arrivano al rush finale provvedimenti sulle nostre teste. Teste peraltro alquanto stanche e lavorativamente provate. Ma siamo abituati alle battaglie, soprattutto a quelle estive.

I professionisti, e sono certa i giovani in particolare, hanno compreso da tempo che per lavorare seriamente occorre tutelare il proprio futuro e, per farlo, bisogna partire dal presente. L’auspicata riforma delle libere professioni di cui si parla da anni e da vari governi non spaventa certo i dottori commercialisti, ma è necessario trovare un punto di equilibrio affinché la necessaria modernizzazione del sistema non crei un mercato senza garanzie di ordine e qualità. 

È tempo di ragionare sulle modalità che consentiranno alle categorie professionali, la nostra in primis per i percorsi già seguiti da tempo, di sentirsi parte integrante di un sistema che deve cercare il giusto equilibrio fra le reazioni in difesa del mondo ordinistico e associativo da un lato, e le posizioni ideologiche sulla liberalizzazione dall’altro.
Il presupposto di questa riforma sembra da più parti quello di liberalizzare, costi quel che costi, un sistema chiuso, ma una categoria come la nostra, che ha unificato con l’Albo unico 105mila professionisti che svolgevano sostanzialmente le stesse attività, non ha già mostrato con forti sacrifici e spaccature interne di essere da tempo sulla strada giusta?
O forse liberalizzare diventa il pretesto per inserire nell’ordinamento italiano norme per la disciplina dell’intero settore delle professioni intellettuali, accorpando indiscriminatamente categorie professionali “analoghe” ma con accessi, percorsi formativi, obblighi deontologici del tutto diversi?

Un dottore commercialista, con una laurea specialistica, un tirocinio obbligatorio triennale e un esame di Stato per l’accesso alla professione è già garanzia, per l’utente, di qualità dei servizi prestati: una riduzione del livello dei requisiti minimi che agevoli l’accesso ad un numero superiore di soggetti con percorsi diversi, come potrà garantire la qualità?
Occorre scongiurare che dietro un’apparente libertà di accesso si celi la possibilità di far nascere associazioni “brutta copia” dell’Albo unico dei dottori commercialisti ed esperti contabili, pronte a far salire su un carrozzone non ben identificato soggetti con inesistenti percorsi formativi, che forniscono prestazioni professionali analoghe, in danno dei consumatori e delle migliaia di giovani dottori commercialisti che con impegno, sacrifici familiari ed economici hanno dovuto seguire percorsi ben precisi.
E tali percorsi diventano, vista anche la crescita che ha interessato la categoria negli ultimi anni, solo garanzia di qualità delle prestazioni fornite, non già invalicabili barriere all’ingresso.

L’Ordine professionale, in quest’ambito, assurge al ruolo di ente garante di tale percorso: non un simbolo del numero chiuso, ma un organo di vigilanza sull’applicazione di regole per un’effettiva preparazione all’approdo al mondo professionale in chiave di trasparenza e democrazia, tutelando aspetti deontologici e disciplinari, di aggiornamento e di formazione dei professionisti.
Qui non si tratta di difendere anacronistici baluardi di presunte caste professionali, noi dottori commercialisti non sappiamo neanche cosa sono.
Posta la necessaria esigenza di una modernizzazione delle professioni, è opportuno che tale obiettivo sia direzionato all’effettiva tutela degli interessi della collettività, offrendo regole certe in cui il professionista qualificato fornisca prestazioni efficienti in uno scenario economico aperto, nel quale crescere e far crescere la società e l’economia del Paese.


Carmela Boleto
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Bari

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