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EDITORIALE

Agenzia delle Uscite: ieri provocazione, oggi disegno, domani?

/ Enrico ZANETTI

Giovedì, 21 giugno 2012

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Piccole Agenzie delle Uscite crescono.
Era lo scorso dicembre, quando Eutekne.Info lanciò il tema dell’Agenzia delle Uscite, intesa come organismo dotato di poteri speculari a quelli dell’Agenzia delle Entrate, ma finalizzati alla lotta agli sprechi, alle dissipazioni e alla corruzione nel settore pubblico.

Si era all’indomani del Decreto “Salva Italia”, nel pieno fulgore di quel giacobinismo fiscale secondo cui, nonostante sul fronte della lotta agli sprechi e alla corruzione non si stesse facendo quasi nulla, l’unico tema meritevole di essere portato ossessivamente all’attenzione della pubblica opinione era che, nonostante le tante misure introdotte, non si stava comunque facendo abbastanza contro l’evasione fiscale.

In un simile clima, la proposta dell’Agenzia delle Uscite, con funzioni di controllo e repressione sulle eccessive spese speculari a quelle dell’Agenzia delle Entrate sui mancati incassi tributari, trovò subito ampi consensi tra liberi professionisti e piccoli imprenditori, ma, al di fuori del mai sufficientemente ascoltato popolo delle partite IVA, apparve ai più benevoli censori come una provocazione.

Ai meno benevoli, come un volontario e vergognoso depistaggio rispetto al preteso e presunto tema dei temi, la lotta all’evasione fiscale, portato avanti con biasimevole astuzia da chi, in fin dei conti, è amico dell’evasione fiscale.
Eppure, già allora non serviva essere dei guru della sociologia per capire che il sempre più pronunciato squilibrio tra determinazione legislativa e tensione morale nella lotta contro coloro che rubano ai concittadini non versando il dovuto, e la corrispondente determinazione e tensione nella lotta contro coloro che rubano ai concittadini sperperando quanto c’è nella cassa comune, avrebbe determinato molti più problemi alla coesione sociale del Paese di quanti benefici avrebbe portato alle casse dello Stato.

Il riequilibrio di questo squilibrio, ovviamente, non può essere fatto riportando indietro le lancette dell’orologio sul fronte della lotta all’evasione, ma proprio per questo motivo si rende necessario un deciso passo avanti sull’altro fronte.
Poco per volta, l’idea si è sempre più rafforzata all’interno del tessuto sociale presso cui era più facilmente destinata ad attecchire (tanto da divenire, lo scorso 30 maggio, in occasione della Assemblea annuale dei Delegati, proposta ufficiale dei commercialisti italiani) e si è fatta strada anche al di fuori di esso.

Il puntuale verificarsi, con il passare dei mesi, delle tensioni sociali anti-sistema e delle crisi di rigetto da “sultanato fiscale” ha fatto il resto.
Il deposito ieri in Senato del disegno di legge per l’istituzione di un’Agenzia delle Uscite (si veda “Depositato in Senato il disegno di legge sull’Agenzia delle Uscite” di oggi) è un segnale importante, nonostante, si sa, di disegni di legge siano pieni i cassetti del Parlamento.
Eppure, ciò che ieri era poco più di una provocazione e oggi è già quantomeno un disegno, può legittimamente aspirare a divenire un domani o un dopodomani realtà.

Piaccia o non piaccia, del resto, la direzione che l’Italia deve prendere è quella.
La direzione del dimagrimento dello Stato, nelle sue strutture, nelle sue spese e pure nei suoi organici.
La direzione di un Paese che non può più permettersi di avere grand commis di Stato che guadagnano più di imprenditori, dirigenti pubblici che guadagnano più di quadri aziendali e dipendenti pubblici “semplici”, la cui bassa remunerazione è dovuta anche al fatto che parte viene loro corrisposta in natura, sotto forma di inamovibilità a prescindere dalla qualità e utilità del loro operato, defraudando così innanzitutto coloro che, all’interno della Pubblica Amministrazione, consci del proprio valore, hanno più da perdere che da guadagnare da un sistema del genere.

La direzione anche, beninteso, di un Paese in cui l’evasione fiscale non può più essere tollerata; non però in quanto tale e perché, alla fin fine, servono i soldi per continuare come si è sempre fatto, bensì perché non viene più tollerata alcuna forma di illegalità diffusa, quale essa sia.

Il punto è capire con quanta riluttanza, lentezza e scarsa capacità percorreremo la strada che ci indirizza verso questa direzione. Se sarà troppa, come troppa è stata sino ad ora, il tempo finirà ben prima che si sia in vista del traguardo. (twitter@enrico_zanetti)

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