Prima lo Stato...
Mentre il Gruppo Riva “mette in libertà” 1.400 dipendenti a seguito del sequestro conservativo disposto dal GIP di Taranto per la vicenda Ilva, dalle Sezioni Unite arriva un altro duro colpo alla fiducia di chi crede che le ragioni astratte del diritto non possano prescindere dal buon senso e dalle ragioni di chi produce.
Come evidenziato negli articoli che pubblichiamo oggi, chiamati a pronunciarsi su una questione dal punto di vista pratico meno rilevante, i giudici della Cassazione a Sezioni Unite colgono al volo l’occasione e affermano che il mancato versamento dell’IVA e delle ritenute certificate oltre le soglie stabilite dalla norma penale è sempre reato, a prescindere dalle ragioni che hanno cagionato il mancato versamento (si vedano “Sezioni Unite severe sull’omesso versamento delle ritenute”, “La mancanza di liquidità non salva dal penale chi evade l’IVA” e “Punibile anche l’omesso versamento IVA per il 2005”).
E dire che alcuni giudici di merito avevano, a questo punto coraggiosamente, sostenuto che, se l’imprenditore si fosse trovato in gravi difficoltà economiche in conseguenza del mancato adempimento da parte dei creditori della sua azienda (tra cui potrebbe esserci benissimo lo Stato), il mancato versamento dei tributi non avrebbe scontato la sanzione penale.
È chiaro che si tratta di norme (artt. 10-bis e 10-ter del DLgs. 74/2000) concepite per colpire quei comportamenti fraudolenti posti in essere da soggetti senza scrupoli che utilizzano i soldi delle imposte per farsi finanziare spese quasi mai inerenti l’attività d’impresa.
Ma qui stiamo parlando d’altro. Stiamo parlando di un imprenditore che, di fronte alla crisi economica, è chiamato a decidere se soddisfare prima i propri dipendenti e i propri fornitori, per continuare a produrre, oppure le casse pubbliche, rischiando di cessare l’attività.
Secondo la Cassazione, non ci devono essere dubbi: ogni volta che un soggetto effettua operazioni imponibili, “riscuote” l’IVA, quindi la deve accantonare per poi versarla all’Erario.
I giudici dimenticano (o ignorano) che, regime dell’IVA per cassa a parte, le imprese devono versare l’imposta anche se non la riscuotono e che, anzi, il problema sta proprio lì.
Adesso, ai commercialisti toccherà essere molto chiari con i clienti in difficoltà: non c’è santo che tenga, se uno vuole evitare la condanna da sei mesi a due anni di reclusione, è meglio che lasci senza soldi i dipendenti e le loro famiglie, ma guai saltare l’obolo allo Stato.
Anche perché poi, dietro l’angolo, ci potrebbe essere la segnalazione antiriciclaggio.
Una volta si diceva prima le donne e i bambini... adesso, prima lo Stato.
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