Mi sfugge l’utilità dello spesometro polivalente
Spettabile Redazione,
vorrei fare alcune considerazioni in merito alla nuova comunicazione polivalente (ennesima invenzione del legislatore) e alla sua utilità. Le considerazioni, in particolare, si riferiscono al suddetto strumento nella sua veste di “spesometro” e non nelle sue altre forme.
Leggendo il provvedimento del direttore dell’Agenzia delle Entrate datato 2 agosto 2013, apprendo (non senza sgomento, anche se ormai dovrei smettere di sorprendermi) che il momento rilevante per inserire le operazioni nella suddetta comunicazione muta a seconda che un soggetto scelga la “forma analitica” o la “forma aggregata”.
In particolare, nel primo caso, dovranno essere comunicate tutte le operazioni in base alla loro registrazione ai fini IVA, nel secondo, invece, in base alla data del documento contabile.
Esemplificando, nel primo caso dovrei inserire tutte le fatture datate 2011 ma registrate nel 2012, mentre nel secondo caso non dovrei inserire queste fatture ma dovrei, invece, riportare le fatture datate 2012 registrate i primi mesi del 2013.
Mi chiedo, allora, che utilità abbia, ai fini di un controllo automatizzato in materia di IVA, tale comunicazione, in considerazione del fatto che le controparti tenute alla sua compilazione potrebbero scegliere differenti modalità di compilazione rendendo pressoché impossibile l’incrocio dei dati comunicati.
Mi chiedo anche, ma ormai ho smesso di cercare risposte a questa domanda: con che logica è stata presa tale decisione?
Ho anche sentito dire che questo strumento non dovrebbe più servire a un controllo incrociato in materia di IVA, quanto piuttosto a verificare l’effettiva capacità di spesa di un determinato soggetto rappresentandosi, quindi, come un supporto al futuro redditometro. Anche in questo caso, tuttavia, mi sfugge completamente l’utilità del suddetto strumento, dato che il nuovo redditometro già di suo (illegittimamente?) effettua considerevoli presunzioni di spese sulla base di indici ISTAT.
Mi chiedo, dunque, e chiedo anche a chi ci rappresenta come categoria, se non sia possibile alzare un po’ la voce per far capire la nostra infinita stanchezza e frustrazione di fronte a provvedimenti completamente privi di qualsivoglia utilità. La nostra buona volontà non manca, ma ritengo che debba essere messa al servizio di attività che rispondono concretamente a effettive necessità e che non servano solamente a produrre carta o dati inutili.
Andrea Beghetto
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Padova
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